Da oggi in tutte
librerie "La vendetta della verità" di Karen Blixen, l'unico testo teatrale fino
a oggi inedito in Italia della grande scrittrice danese, pubblicato da
Iperborea in occasione del cinquantenario della sua morte. All'interno del
programma di Festival Caffè Copenaghen, giovedì 7 giugno Luca Scarlini terrà
una conferenza-spettacolo su "La vendetta della verità" e il legame tra Karen
Blixen e la musica (alle 18.30 alla GAM di Milano).
LA VENDETTA DELLA VERITA'
Traduzione dal danese: Francesco
Gallavresi
Postfazione: Luca Scarlini
Pagine: 64
Prezzo: 9,50 euro
Frutto di un progetto giovanile che andò
incontro a diverse revisioni e prese forma definitiva negli anni africani, La
vendetta della verità fu iniziata verso il 1902 e pubblicata per la prima volta
in Danimarca nel 1926, otto anni prima delle Sette storie gotiche.
Fu la prima delle opere che sancirono il successo di Karen Blixen, anticipando molti temi a lei cari: la visione dell’esistenza come “capriccio del destino” (che venne poi utilizzata in un episodio importante del racconto Le strade intorno a Pisa - ne Le sette storie gotiche), la bellezza del gioco degli automi, la fuga dall’identità percepita come trappola, limite e blocco dell’immaginazione, la centralità del travestimento e dei simulacri, etc.
La realtà storica si perde in una fiaba filosofica di sapore shakespeariano in questa breve commedia per marionette incentrata sul piano malefico dell’oste Abramo, che usa la cinica figlia Sabina per attirare in una trappola Jan Bravida, lanzichenecco, poeta e critico teatrale, e poi farlo uccidere dal suo sinistro tuttofare Mopsus. A scombinare le carte e vendicare la verità arriva il sortilegio di Amiana, incantata figura demiurgica a metà tra strega e fata, per cui tutte le bugie dette durante le notte si avvereranno, e il destino di ogni personaggio conoscerà un nuovo corso. Vari sono gli studiosi che hanno voluto vedere in quest’opera il simbolo di una più generale attitudine verso la realtà: l’elogio di un travestimento e di una mistificazione a cui contribuiva la sua fisicità diafana (che il grande Cecil Beaton rese in un celebre ritratto e che a Ugo Mulas ha rappresentato in numerose fotografie con l’immancabile sigaretta in bocca).
Tra maschere e messinscene, nei nomi adottati nel corso della sua esistenza, nelle vesti di Osceola o di Isaak Dinesen, è evidente che la verità (se non sociale, almeno psicologica) è l’interesse principale di una ricerca che unisce estetica ed etica: nel ritmo perfetto del racconto della moderna Sheherazade, i simulacri vengono svelati, le maschere notturne fanno vedere volti altrettanto misteriosi, altrettanti spunti per altre possibili storie seguenti.
Fu la prima delle opere che sancirono il successo di Karen Blixen, anticipando molti temi a lei cari: la visione dell’esistenza come “capriccio del destino” (che venne poi utilizzata in un episodio importante del racconto Le strade intorno a Pisa - ne Le sette storie gotiche), la bellezza del gioco degli automi, la fuga dall’identità percepita come trappola, limite e blocco dell’immaginazione, la centralità del travestimento e dei simulacri, etc.
La realtà storica si perde in una fiaba filosofica di sapore shakespeariano in questa breve commedia per marionette incentrata sul piano malefico dell’oste Abramo, che usa la cinica figlia Sabina per attirare in una trappola Jan Bravida, lanzichenecco, poeta e critico teatrale, e poi farlo uccidere dal suo sinistro tuttofare Mopsus. A scombinare le carte e vendicare la verità arriva il sortilegio di Amiana, incantata figura demiurgica a metà tra strega e fata, per cui tutte le bugie dette durante le notte si avvereranno, e il destino di ogni personaggio conoscerà un nuovo corso. Vari sono gli studiosi che hanno voluto vedere in quest’opera il simbolo di una più generale attitudine verso la realtà: l’elogio di un travestimento e di una mistificazione a cui contribuiva la sua fisicità diafana (che il grande Cecil Beaton rese in un celebre ritratto e che a Ugo Mulas ha rappresentato in numerose fotografie con l’immancabile sigaretta in bocca).
Tra maschere e messinscene, nei nomi adottati nel corso della sua esistenza, nelle vesti di Osceola o di Isaak Dinesen, è evidente che la verità (se non sociale, almeno psicologica) è l’interesse principale di una ricerca che unisce estetica ed etica: nel ritmo perfetto del racconto della moderna Sheherazade, i simulacri vengono svelati, le maschere notturne fanno vedere volti altrettanto misteriosi, altrettanti spunti per altre possibili storie seguenti.
L'AUTORE - Nata a Rungstedlund, dove trascorre l’infanzia segnata dal suicidio
del padre, Karen Blixen (1885-1962) trova rifugio dal claustrofobico
ambiente familiare sposando nel 1914 il cugino barone Blixen-Finecke e
trasferendosi con lui in Kenya, dove rimane anche dopo il divorzio, per
ritornare in Danimarca solo nel 1931 e dedicarsi alla letteratura.
Donna carismatica e grande narratrice, candidata più volte al Nobel, le sue maggiori opere sono ormai classici tradotti in famosi film come La mia Africa, Il pranzo di Babette e Storia immortale. Iperborea ha pubblicato il saggio sull’autrice Karen Blixen. Un conflitto irrisolto scritto dall’intellettuale e suo amico personale Ole Wivel.
Donna carismatica e grande narratrice, candidata più volte al Nobel, le sue maggiori opere sono ormai classici tradotti in famosi film come La mia Africa, Il pranzo di Babette e Storia immortale. Iperborea ha pubblicato il saggio sull’autrice Karen Blixen. Un conflitto irrisolto scritto dall’intellettuale e suo amico personale Ole Wivel.
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