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giovedì 28 aprile 2011

La principessa di ghiaccio - Camilla Lackberg

Ho comprato La principessa di ghiaccio, della svedese Camilla Läckberg, nutrendo delle aspettative ben precise. Mi aspettavo un gran bel thriller e, inutile negarlo, al di là della pur gradevole trama letta sulla quarta di copertina, le mie aspettative erano legate in gran parte alla fortunatissima trilogia Millennium di Stieg Larsson e alla casa editrice che l’ha pubblicato, la Marsilio, la stessa della Läckberg e di altri esponenti di spicco del giallo scandinavo (Asa Larsson e John Lindqvist, solo per nominarne alcuni).
Come molti altri lettori italiani, infatti, da Uomini che odiano le donne in poi guardo alla collana “Farfalle-i gialli” di Marsilio con particolare interesse: è un marchio editoriale sinonimo di qualità, soprattutto per gli amanti del genere, come me. Questo solo per precisare quale fosse il mio stato d’animo quando mi sono accinta a leggere La principessa di ghiaccio
Fin dalle prime pagine, però, mi sono resa conto che buona parte delle mie aspettative sarebbero andate deluse.
Dal punto di vista formale, nulla da eccepire: la Läckberg scrive in maniera semplice e gradevole, senza picchi di bravura che colpiscono, ma con uno stile pulito che ben si adatta al genere e incentiva alla lettura. 
La cosa che mi ha convinta molto meno, però, è stata la trama.
Ci ho riflettuto a lungo prima di capire quale fosse la “nota stonata”, quella caratteristica che proprio mi ha impedito di appassionarmi come è accaduto con altri romanzi, arrivando alla conclusione che probabilmente si tratta di un mix di elementi diversi.
Tanto per cominciare, i personaggi. 
La maggior parte di essi sono da manuale: già visti, già ampiamente collaudati e talvolta così perfettamente calzanti al ruolo affidatogli dall’autrice, da risultare quasi degli stereotipi. Non sono propriamente piatti, ma non hanno nemmeno quel carisma che porta il lettore ad affezionarsi a loro, ad appassionarsi alle vicende che li coinvolgono o quanto meno a trovarli simpatici.
È evidente lo sforzo dell’autrice nel tentativo di caratterizzarli – molto spesso, ad esempio, si lancia in descrizioni particolareggiate, narrando eventi del passato, vicissitudini e manie attraverso lunghi flashback – ma non ci riesce mai fino in fondo. 
Molte di queste storie secondarie, oltre ad avere poco o nulla a che fare con la trama principale, sono così banali e scontate che il lettore non fa alcuna fatica a immaginarsele fin dalle prime righe.
Lo stesso dicasi per le torbide vicende che fanno da sfondo all’assassinio di Alexandra, la bella “principessa di ghiaccio”: in questo caso si tratta di retroscena funzionali alla trama, che però sono ampiamente prevedibili già diversi capitoli prima della fine.
Le motivazioni che portano l’assassino a uccidere sono superficiali e poco credibili, e forse l’effetto sorpresa sul finale è dovuto principalmente a questo.
La Läckberg usa poi una tecnica narrativa che non mi è piaciuta affatto; alcuni indizi vengono rivelati solo ai personaggi: il lettore, pur sapendo che la protagonista ha scoperto qualcosa di importante ai fini della risoluzione del caso, non sa cos’è, può solo fare congetture. 
Chi legge non possiede dunque gli stessi elementi di chi investiga – se non sul finale – e a lungo andare questo irrita, come se l’autore in qualche modo giocasse sporco.
Inevitabile il confronto con Agatha Christie, cui la Läckberg è stata paragonata.
La regina del giallo classico, colei cui la maggior parte degli scrittori di gialli si ispira, era solita invece non nascondere alcun dettaglio ai suoi lettori: nei suoi romanzi si giocava ad armi pari, lettore e investigatore avevano le stesse possibilità di scoprire l’assassino, eppure raramente il primo ci riusciva.
Al di là di questo, il paragone con la Christie mi sembra quasi un’eresia, così come sinceramente fatico a comprendere il successo di un romanzo che, pur gradevole e proveniente dalla Svezia, è ben lontano dai livelli di Stieg Larsson.

Voto: 3/5

lunedì 25 aprile 2011

*Riflessioni Sparse* - canzoni maschiliste

L'Italia è un Paese profondamente, decisamente maschilista, e per non accorgersene bisognerebbe avere gli occhi foderati di prosciutto (come il 60% circa - a essere buoni - degli italiani).
E lo è non solo nelle grandi cose di cui parlerò più approfonditamente in un altro post - tv, media, pubblicità, politica ecc. ecc. - ma finanche nelle piccole.
Per esempio: oggi ero in auto e ascoltavo questa canzone. Ma l'avete ascoltato, di grazia, il testo?!


No perché io sono profondamente convinta - come tra l'altro sostengono moltissimi sociologi - che anche cose apparentemente banali, tipo canzoni, barzellette e luoghi comuni, sono ampiamente rivelatori della mentalità di un popolo. Figuriamoci poi se si parla di un vero patrimonio nazional-popolare come la canzone italiana dei decessi scorsi, sempre attuale e ascoltatissima. Be', ascoltatevi il testo. Io mi sono indignata. 
Non starò a fare un'analisi parola per parola, mi basta una frase:

Io lavorerò, tu mi aspetterai

Cheeeeeeeeee????!!!! E io - donna - non c'avrei nulla di meglio da fare nella vita che aspettare il mio uomo a casa, attendendo con pazienza di essere ingravidata per trovare qualcosa da fare??!!! 
No perché le parole saranno belle, ma il testo è quello dice!
Non ci siamo proprio.
Se ci fate caso quasi tutte le canzoni italiane sono tendenzialmente maschiliste, si potrebbero scrivere pagine e pagine su di esse, facendo una approfondita analisi socio-antropologica, e il risultato sarebbe deprimente: in Italia siamo retrogradi e profondamente maschilisti, in primis le donne.

E vogliamo poi parlare di quel "genio" (è ironico) di De André? 
Non me ne frega niente se piace a tutti, io nelle sue canzoni non ho mai visto nulla, lo reputo uno come tanti, solo più fortunato.
E, soprattutto, odio visceralmente l'osannatissima Bocca di rose.
C'è bisogno che vi analizzi il testo? Una prostituta che "portava l'amore".... cacciata da quelle povere donnacce che anziché scagliarsi coi mariti fedifraghi, se la prendevano con lei. 
Dico io, ma siamo matti?! Ma che è, un elogio della prostituzione?! Cosa c'entra la prostituzione con l'amore? E perché si presume che nei matrimoni l'amore non ci sia? Non posso sentirla che mi da sui nervi.
Potrei essere molto più lucida e analitica di così, supportando le mie tesi con teorie note e nomi altisonanti (visto che li ho studiati, e mi sono formata le mie opinioni sulla base di essi), ma la verità è che c'è poco da farecerte questioni mi prendono di pancia. 
Ragion per cui discuterne con gente ottusa mi fa solo venire l'ulcera.

Potrei portare altri mille esempi di canzoni maschiliste, ma lascio che siate voi a trovarle. 
E faccio un appello, soprattutto alle donne: non ricevete passivamente la quantità abnorme di informazioni che i media veicolano oggigiorno.
Siate ricettive e critiche, perché parole, immagini, canzoni, spot pubblicitari e persino le favole che ci raccontavano da bambine sono paragonabili a gocce che, cadendo lentamente e inesorabilmente una dopo l'altra, formano la nostra identità, plasmano la nostra mentalità e tutti quelle idee che spesso crediamo nostre ma che in realtà ci sono state inculcate fin da piccole.
Ormai sono sempre più certa, infatti, che ogni cosa sia funzionale ai modelli comportamentali che la società vuol farci assumere del tutto a-criticamente.

sabato 23 aprile 2011

Norwegian Wood - Il Film

Chi mi conosce almeno un po' sa bene che il mio libro preferito, quello che amo alla follia, è Norwegian Wood (Tokio Blues) di Murakami Haruki.
L'ho recensito qui.
Potete perciò immaginare come mi sento nel sapere che la trasposizione cinematografica è uscita in Giappone lo scorso Dicembre e in Inghilterra sta uscendo in questi giorni... Mentre in Italia ancora non si sa se e quando uscirà! 
Personalmente nutro seri dubbi, nonostante un vasto pubblico di lettori nostrani segua con costanza Murakami Haruki. Ho seri dubbi perché da un popolino che da decenni va in visibilio per le volgari stronzate - passatemi il termine, vi prego, avrei voluto dire di molto peggio! - di Boldi, De Sica, Vanzini & compagnia bella cosa cavolo ci si può aspettare?! 
Se anche questo film arriverà nei cinema italiani, la media sarà di un paio di cinema a regione (ovviamente trattasi di cinema abbattuti destinati al triste consumo di film cosiddetti "di nicchia", laddove per nicchia in Italia si intende gente pensante e mediamente acculturata) il che per una regione come la Puglia è pura follia... Se lo mettono a Lecce non è che posso farmi andata e ritorno (4 ore) per andare al cinema! E lo dico perché in passato mi è capitato.
Comunque ora la pianto di lamentarmi e vi presento il film. 
Non so voi, ma io dalle poche scene viste nel trailer lo trovo semplicemente stupendo... 
Per la verità ho anche un po' paura di vederlo, perché non capita mai - e sottolineo MAI - che un film sia all'altezza di un libro, soprattutto quando si legge il libro prima di guardare il film. 
Mi è successo con Twilight, con Oleandro Bianco, con Uomini che odiano le donne e non so con quanti altri, e non vedo perché questa volta dovrebbe essere diverso. 
Sono consapevole, dunque, che guardandolo potrei indignarmi e arrabbiarmi moltissimo... ma sono lo stesso curiosa e impaziente di vederlo!!!

Regia: Anh Hung Tran;
Con: Rinko Kikuchi, Ken'ichi Matsuyama, Kengo Kora, Tetsuji Tamayama, Kiko Mizuhara;
Genere: Drammatico
Durata: 133'





Trama
Tokyo, 1969. Watanabe, un tranquillo e serio studente universitario, incerto su come gestire i rapporti con le persone accanto a sé, prova una profonda devozione nei confronti di Naoko, una bella e introversa giovane donna che conosce dai tempi del liceo. Ma la loro passione reciproca è segnata dalla tragica morte del loro migliore amico Kizuki, avvenuta anni prima. Watanabe percepisce un senso di morte ovunque si trovi, mentre Naoko sente che una parte essenziale di sé è andata perduta per sempre. La sera del ventesimo compleanno di Naoko, i due giovani fanno finalmente l'amore. Tuttavia, poco dopo, Naoko decide di lasciare l'università e Watanabe non ha più modo di vederla. È in quel momento che Midori, una ragazza che è l'esatto opposto di Naoko – estroversa, vivace, sicura di sé – irrompe nella vita di Watanabe...


Trailer





giovedì 21 aprile 2011

Matched - Ally Condie (anteprima)

Con questo post inauguro un nuovo tag dal titolo "anteprime"... sottotitolo: LO VOGLIO!!!
Ebbene sì, perché il libro di cui parlo - e più in generale le anteprime che segnalerò - sono tutte quante novità che non vedo l'ora di avere sugli scaffali della mia libreria.
In libro che presento oggi si chiama Matched, di Allie Condie, edito Fazi, che esce nelle librerie il 13 maggio.
Mi limiterò a fornire link e dettagli, perché il sito del libro è fatto davvero bene e non c'è bisogno di aggiungere altro, se non che ho trovato la trama originalissima e accattivante, particolarmente adatta a tenerci compagnia sotto l'ombrellone nei lunghissimi pomeriggi estivi che si stanno avvicinando!

Il Sistema decide chi devi amare.
Ma cosa dice il tuo cuore?
Immaginate un mondo dove non esiste scelta. Un mondo dove l’amore è stato ridotto a una semplice unione tra individui in grado di creare una progenie priva di difetti.
A diciassette anni, una cerimonia vi assegnerà il vostro compagno ideale; a ventuno vi sposerete e, al compimento esatto degli ottant’anni, una morte serena e prestabilita vi rimuoverà da una Società alla quale non siete più utili.


Cassia non ha mai avuto dubbi: la Società sceglierà sempre il meglio per lei. Cosa leggere, cosa amare, in cosa credere.
E quando il volto di Xander appare sullo schermo dell’Abbinamento, il sistema che unisce individui geneticamente compatibili per creare coppie perfette, Cassia non ha incertezze: è lui il suo Promesso, il ragazzo giusto per lei. 
La sua gioia, tuttavia, non durerà a lungo: un malfunzionamento del Sistema le mostrerà il volto di un’altra persona, proprio prima che lo schermo si oscuri: qualcuno che lei conosce, Ky Markham.
La Società le comunica che si è trattato di un errore tecnico, cosa rara in un mondo in cui le sviste non sono ammesse: ma Cassia non può impedirsi di pensare a Ky, d’incontrare il volto del ragazzo in ogni suo sogno, in ogni suo pensiero. 
E una domanda, la più proibita e pericolosa, inizia a farsi strada: e se non fosse lei a essersi sbagliata? Se fosse la Società ad aver commesso un errore?
Quale sarà la scelta di Cassia? Tra Xander e Ky, tra un amore obbligato e un amore che è il simbolo stesso della ribellione, chi avrà la forza di scegliere?




lunedì 18 aprile 2011

Il lavoro più (in)adatto a una donna - Chiara Santoianni

Oggi presento un libro uscito il mese scorso che non vedo l'ora di leggere, sia perché ho letto molti articoli dell'autrice (che tra le altre cose è anche una giornalista) e mi piace il suo stile fresco e ironico, sia perché amo i libri che sanno far riflettere senza per questo essere pesanti e noiosi. 
Un libro rivolto e dedicato a un pubblico femminile, che parla il nostro linguaggio e ha i nostri argomenti, così come il sito creato dall'autriceChiar@'s Angels, che trovo semplicemente FANTASTICO.


Chiara Santoianni
Il lavoro più (in)adatto a una donna
Le avventure semiserie di una docente precaria
ISBN: 978-88-97121-04-6
Collana palpiti
Formato 13x20
Pagine 96
Euro 10.00



Settembre. Il suono della campanella, urla di giovani che si rincontrano dopo alcuni mesi. In un'aula disadorna come tutte le aule scolastiche, una professoressa appena entrata in ruolo si prepara a vivere l'inizio della sua carriera. In epoca di crisi è ritenuta da tutti una donna fortunata, che ha il privilegio di essere impiegata nel “lavoro più adatto a una donna”. 
Ma sarà vero?
Con una scrittura ironica e graffiante, Chiara Santoianni racconta il mondo della scuola di oggi. L'esperienza biografica dell'autrice viene offerta al lettore come exemplum di un mondo spesso assurdo e incomprensibile, dall'interno così come dall'esterno, un mondo che giorno dopo giorno rischia di smarrire la sua priorità: sostenere l'istruzione e la formazione delle coscienze.


Chiara Santoianni si è laureata in Lettere moderne all'Università di Napoli con una tesi sulle comunicazioni di massa. 

Giovanissima, ha iniziato a pubblicare come giornalista e scrittrice. È autrice di un saggio sulla popular music, di un manuale di sicurezza informatica e di guide turistiche, oltre che di alcuni racconti. Il suo romanzo di chick lit Il Diario di Lara è stato selezionato al concorso ChickCult 2008.
Attualmente scrive sulla rivista Internet Magazine e lavora nella scuola; cura inoltre il sito Internet per le donne Chiara's Angels.


*Della stessa autrice...


IL DIARIO DI LARA.
UNA SINGLE COSMOCOMICA
ALLA RICERCA DELLA FELICITÀ
 
di Chiara Santoianni (ARPANet)













Ecco che cosa succede ad una cosmo-addicted! 
Quando la vostra migliore amica è una rivista, può accadere veramente di tutto: il Cosmosapere non si discute! E allora, per riconquistare il vostro uomo, non resta che mettere in pratica i preziosi Cosmoconsigli: credete che basti organizzare un romantico week-end a Parigi, oppure una crociera verso i fiordi del Nord Europa? E la scorta di push-up spray? E le gustose barrette afrodisiache da recuperare via Internet? Se poi non si raggiungono i risultati sperati, poco male: tanto vale prepararvi a una piacevole vita da single, coltivandovi le amicizie sincere, dedicandovi a specialissimi trattamenti di bellezza e rimboccandovi le maniche per guadagnare tanti punti al lavoro (mai provato con i Chupa Chups?)




Un diario esilarante, lungo la via per la felicità attraverso le pagine di Cosmopolitan!

«"Posso accomodarmi?" ho detto, guardandolo dritto negli occhi e nel contempo sfilandomi lentamente il soprabito (bianco, come quello di Sharon Stone in Basic Istinct: la conversazione con la nonna mi ha ispirato). Poi, ho accavallato le gambe e, in mancanza di una sigaretta (non fumando, mi avrebbe creato qualche problema), ho estratto dalla borsa un Chupa Chups, iniziando a scartarlo con delicatezza.
Il Boss mi guardava un po’ stranito.
"Ho apprezzato molto il tuo ultimo pezzo" ho detto. "Un grande articolo, davvero. Dovrei prendere lezioni da te" (un po’ di adulazione ammorbidisce il terreno, rendendo l’obiettivo più vulnerabile).
A questo punto ho iniziato a succhiare con arte il lecca-lecca, senza staccare gli occhi dal Boss. Devo avere un po’ esagerato, perché lui mi osservava ipnotizzato, con la bocca socchiusa (grande Cosmo! Non l’avrei mai detto, ma il metodo funziona). 
In quel momento, è entrata Ginger. 
"Chupa Chups! Non li mangio da una vita! Me ne offri uno? La nuvoletta delle fantasie erotiche del Boss si è spostata in un millisecondo da me a Ginger. 
"Vado a scrivere" ho detto al Boss, ma non mi ascoltava ormai più, intento a seguire le evoluzioni della lingua di Ginger sulla disgustosa pallina a strisce rosa e bianche...»


venerdì 15 aprile 2011

La principessa che credeva nelle favole - Marcia Grad


Ecco la storia di una principessa che trova il suo principe azzurro ma che scopre, come accade a milioni di donne, che non è tutto azzurro ciò che somiglia al cielo, e che nessun dolore è più atroce di quello inflitto dalla persona amata.
Marcia Grad, con il suo piccolo best-seller, ha aiutato migliaia di donne a liberarsi di rapporti non autentici, con uomini che non piacevano loro per ciò che erano, ma per quello che esse volevano o avevano bisogno che fossero. 
È ciò che accade a Victoria, la principessa che credeva nelle favole. 
Ma una serie di avventure in luoghi fantastici in compagnia di personaggi spiritosi e saccenti la porterà, insieme alle lettrici, a distinguere i sogni dalla realtà, a scoprire cosa sia veramente l'amore.


Citazioni

"Il mare e la vita hanno molto in comune. Rilassati. Lasciati andare. Abbi fiducia nel fatto che resterai a galla, e ci starai. Se invece opponi resistenza, pensando che finirai sul fondo , ci andrai davvero. La scelta spetta solo a te.”


***

“I fiori non sono consapevoli del loro valore.”


***

“La vita viene vissuta guardando in avanti, ma la si comprende rivolgendo lo sguardo all’indietro.”


***

‎”Mentre viaggi vicino e lontano, ovunque tu sia ricordati ciò che il tuo cuore sa: le favole possono sempre diventare realtà!”


***

“La sofferenza rende il cuore più grande, consentendogli di fare spazio all’amore e alla gioia.”


***

"L’amore fa star bene… in caso contrario si tratta di un sentimento ben diverso… Se soffri più spesso di quando sei felice, vuol dire che non è amore, ma qualcosa di differente che ti tiene intrappolata in una sorta di prigione, e ti impedisce di vedere la porta verso la libertà, spalancata davanti a te."


***

"Prima di ogni altra cosa, noi siamo figli dell'universo, interi, splendidi e perfetti in ogni dettaglio, perché, siamo cosi come l’infinito vuole che siamo. E’ quindi nostro diritto di nascita essere degni di rispetto e amore, e abbiamo l’obbligo di non accontentarci di nulla di meno."


***

"Perdona te stessa per non essere stata capace di fare più di quanto era per te il meglio che sei riuscita a fare nelle varie situazioni."


***

"Il dolore è un maestro più abile del piacere. Pensa a te stessa come a una persona che si sta addestrando: le tue esperienze sono lezioni grazie alle quali puoi acquisire la saggezza che rende la vita più piena, ricca e facile."

***

"Il viaggio è diverso per ognuno: un sentiero può essere giusto per una persona e sbagliato per un'altra. Solo il cuore di ogni singolo essere umano conosce la via."

***

"Non si può fuggire dai propri problemi così come non ci si può allontanare dalla propria ombra. Scappare non funziona, bisogna avvicinarsi."

***

"Le lezioni piu' grandi arrivano dai tormenti piu' intensi."

***

“Quando una persona è divorata dalla fame ma non conosce la vera fonte del vuoto che ha in sé, le illusioni diventano sue maestre, e lui diventa il loro schiavo.”

***

“Se il bisogno di amore di una persona sovrasta la sua esigenza di rispetto, la spinge a diventare la vittima di qualcuno che lo è stato in precedenza. Ognuno ottiene ciò che vuole, niente di più o di meno.”

***

“La gente cerca ciò che conosce, perché tutto quello che è familiare è fonte di conforto.”

mercoledì 13 aprile 2011

Figaro - Luca Cifarelli

Oggi presento un libro meraviglioso che ho avuto la fortuna di editare. Si tratta di Figaro, romanzo breve e intenso dello scrittore pugliese Luca Cifarelli.

Foto del protagonista
Trama
Minguccio, giovane barbiere del sud, come molti suoi coetanei dopo l'inizio della seconda guerra mondiale si ritrova improvvisamente militare in armi. reduce dalla tragica campagna di Russia, un banale incidente in bicicletta lo costringe a un ricovero nell'ospedale di Asti, dove l'8 settembre del 1943 apprende dell'armistizio con gli Alleati.
Per il protagonista inizia così una nuova avventura come partigiano nella divisione garibaldina Garemi, dove con lo pseudonimo di Figaro combatterà per tutto il periodo della Resistenza contro le forze nazi-fasciste.
Le numerose ed eroiche vicende di cui fu protagonista, il suo valore umano e quel coraggio incosciente tipico dei giovani, rimarranno a lungo impressi nella memoria di quanti lo conobbero, divenendo esempio del contributo di un uomo del Sud alla lotta partigiana.

Quarta di copertina
Narrare fatti dei tempi andati è un po' come svelare un mondo estraneo che in qualche modo ci appartiene, poiché come un filo invisibile ci lega alla continuità dell'esperienza umana.
Ciò spiega come mai gli uomini sentano impellente la necessità di raccontarsi e raccontare momenti importanti della storia collettiva, che dovrebbero sempre, nel bene e nel male, essere cementati nella memoria e tramandati ai posteri. Dimenticare significa impoverire la ragione e l'umanità che è in noi, continuando a percorrere ininterrottamente gli stessi sentieri. Quanto narrato in questo libro, che pure si rifà a una storia vera, è tuttavia lontano da qualsiasi pretesa storica.
al centro di ogni opera c'è pur sempre l'Uomo, perché come ben sapeva Elsa Morante, alla storia dei grandi uomini e dei grandi eventi scorre parallela un'altra Storia, altre mille Storie con la esse maiuscola: le vite di coloro che hanno vissuto e combattuto perché noi ci trovassimo qui, adesso.

Luca Cifarelli è nato a Molfetta nel 1959 ed è laureato in Giurisprudenza. Vve e lavora a Bari. Attento e appassionato lettore della storia e dei problemi del secondo conflitto mondiale, è alla sua prima esperienza di scrittore.
La storia di Figaro è stata attinta direttamente dalla voce del protagonista e arricchita da ricerche documentarie. E' alla sua seconda edizione dopo la prima stesura edita Giuseppe Laterza Editore (1998). Il libro, oltre ad aver ricevuto numerosi consensi di critica e pubblico, è risultato terzo classificato al Trofeo "Federico II di Svevia" - Sez. Narrativa Edita, al XI Europremio Letterario "Città di Corato" (2001).

Recensione su Solo Libri:
"Figaro" narra una storia lieve e piacevole come una carezza, che però lascia nel lettore un'impressione forte, quasi un'impronta che nei giorni successivi lo porta di tanto in tanto a ripensare alla commovente vicenda di Figaro, giovane barbiere che per un curioso scherzo del destino... (continua a leggere).

lunedì 11 aprile 2011

Fuoco nel fuoco - Christine Feehan

Questo libro ha suscitato in me sentimenti contrastanti.
Di primo acchito ammetto che mi sono sentita presa in giro. Da cosa? 
Ma dal raggiro più vecchio del mondo dei libri, quello che editor e grafici operano con una certa assiduità...! Per farla breve, a mio parere né l'immagine di copertina né la sinossi rispecchiano quello che è il realtà il libro.
Quando l'ho comprato - durante una sagra di paese, da una bancarelle di libri usati - ero convinta di aver speso i miei soldi in una sorta di romantic-suspence (genere che ADORO), un misto tra un thriller e un romance non troppo sdolcinato. Niente di più falso. Tanto per cominciare, sono stata spiazzata delle coordinare spazio-temporali pressoché indefinite (per non dire inesistenti): in pratica all'inizio sembra di stare in un romanzo di fantascienza - io DETESTO la fantascienza! - con tanto di sub-umani dai poteri straordinari e paesaggi apocalittici. 
Poi ho scoperto che non è esattamente così, certo è però che i luoghi cui si accenna sono ben strani e non si capisce se la vicenda sia ambientata nel presente o in un imprecisato futuro. 
Questa cosa mi ha parecchio infastidita. Se non mi piacciono i luoghi in cui vengono ambientate le vicende, state pur certi che farò fatica a farmi piacere queste ultime. 
E insomma questa è stato il primo motivo per storcere il naso. 
Poi, grossomodo nelle prime 150 pagine, devo ammettere che la trama è riuscita a prendermi molto per un unico motivo: la tensione erotica creatasi tra i due giovani (e bellissimi) protagonisti, Dahlia e Nicolas
La Feehan è maestra in questo. In pratica non vedi l'ora di andare a avanti per sapere se riusciranno finalmente ad andare a letto insieme, e le scene erotiche sono descritte così bene che... be', diciamo solo che sono molto esplicite ed eccitanti :-)! 
E qui arriva la seconda, pesante, stonatura. 
Ok la tensione erotica, ok la passione incendiaria (e talvolta un po' ridicola) dei due belli... però non puoi incentrare 400 pagine di libro solo su quello, che diamine! Alla lunga stanca e innervosisce anche i lettori che, come me, apprezzano molto l'erotismo e la sensualità.
Oddio, una trama alternativa a quella erotica c'è - bisogna salvare il "protettore" di Dahlia e cercare di capire chi, dei servizi segreti per cui lavora, ha cercato di ucciderla - ma è talmente confusa e incasinata, oltre che palesemente in secondo piano, che non è riuscita a suscitare alcun interesse in me. In conclusione posso dire che Fuoco nel fuoco non è un completo scempio, ma è lontano anni luce dall'essere un bel libro.
Da leggere solo per passare il tempo, se non avete tra le mani niente di meglio... Oppure, ancora meglio, fate quello che avrei dovuto fare io: arrivati a pagina 150 circa, quando i protagonisti vanno a letto insieme per la prima volta, chiudete il libro. Avete già letto quello che di godibile c'era da leggere, il resto è noiosa ripetizione.

Voto: 2/5

venerdì 8 aprile 2011

I giovani e la droga: informare o scioccare?!

È di questi giorni la polemica che sta accendendo l’opinione pubblica statunitense.
A finire sul banco degli imputati questa volta è stata la nuova campagna preventiva contro la droga ideata e pensata proprio per i più giovani, tant’è che il filmato in questione – 48 minuti di documentario che mostrano scioccanti foto di detenuti immortalati prima e dopo l’uso di droghe di vario genere – sarà distribuito e proiettato nelle scuole medie e superiori americane.
Le foto segnaletiche mostrano uomini e donne di ogni età, che se prima erano individui normali, in alcuni casi anche attraenti, dopo anche solo pochi mesi di stupefacenti vengono ritratti invecchiati, coperti di lividi, ferite e segni non ben identificati, accomunati tutti dallo stesso sguardo vuoto e assente.
A vedere queste foto inquietanti saranno ragazzini dai tredici anni in su, dal carattere non ancora formato e facilmente suggestionabili.
La campagna, che porta la firma del vice-sceriffo di Multnomah County, nell’Oregon, fa leva sul presunto narcisismo giovanile, sulla vanità dei ragazzi, per dissuaderli dall’uso di droghe.
O almeno così teorizza lo sceriffo King. A questo punto, è inevitabile porsi una domanda: ma queste campagne sono davvero efficaci? Davvero paga più puntare su una sorta di terrorismo psicologico che non fare una sana, onesta e corretta informazione?
Sembra proprio di sì, a giudicare anche dall’ultima campagna italiana, la cui colonna sonora è firmata da Nek, cantante famoso e amatissimo dai giovanissimi. La scena in cui un’affascinante fanciulla si trasforma in un orrido mostro, a simboleggiare il potenziale insieme seduttivo e distruttivo della droga, impressiona perfino me che ho quasi trent’anni, figuriamoci un ragazzino o addirittura un bambino, perché si sa che ormai anche i più piccoli guardano la tv a qualsiasi ora senza il controllo degli adulti.
Tuttavia questo genere di “pubblicità-progresso” non è affatto una novità.
Lo sa bene chi, come me, è nato negli anni Settanta/Ottanta, e ancora ricorda con paura quelle terribili pubblicità in cui i ragazzi roteavano su sé stessi per poi mostrarsi al telespettatore con occhi bianchi e vuoti. Faceva da sottofondo una musichetta degna del miglior Dario Argento, che unita alle immagini traumatizzò a un’intera generazione (chiedere per credere).



Stesso discorso per l'hiv. Tanto terrore e zero informazione, tant'è che ancora oggi c'è chi scopa a destra e a manca senza proteggersi e chi crede ci si possa infettare con un semplice bacio.




Ma questo genere di campagne è davvero riuscito ad arginare il triste fenomeno della dipendenza? Oppure la paura innesca nei giovani un pericolo meccanismo che porta al desiderio di sfidare il pericolo per sentirti più forti, più grandi?
La mia impressione è che così facendo si stia semplicemente utilizzando la scorciatoia più comoda. 
Perché di sicuro è più facile utilizzare immagini a effetto piuttosto che puntare su una totale rieducazione del mondo giovanile, che veda tra i suoi obiettivi primari quello di restituire ai giovani valori in cui credere che non siano soldi e successo, punti di riferimento stabili e, perché no, rassicurazioni. 
Farlo vorrebbe dire stravolgere i principi cardine su cui si fonda la nostra società – bellezza, apparenza, prestigio e danaro – e ovviamente, tristemente, nessun governo di nessun Paese rischierebbe mai tanto.

mercoledì 6 aprile 2011

Il magico mondo dei cartoni giapponesi

L'altra notte non riuscivo a dormire e avevo un sacco di cavoli per la testa, così per tirarmi su il morale ho acceso il pc e ho fatto un giretto su youtube alla ricerca delle sigle di quei cartoni che mi facevano impazzire da bambina... Che tempi! 
Oggettivamente non è che fossi particolarmente felice (anche se il passato per ovvie ragioni è sempre  migliore del presente, pure se quando l'abbiamo vissuto faceva schifo), né infelice in verità, sicuramente non comprendevo nemmeno questi concetti... Ma ero spensierata come la maggior parte dei bambini, pensavo fosse tutto bello e semplice e che chissà quali meravigliose sorprese mi aspettavano una volta diventata grande.


Ma ve li ricordate?!!? ma come fanno a non darli più?! Questi erano i miei preferiti (anche se devo ammettere che guardavo moltissimo anche Holly e Benji e soprattutto Ken Il Guerriero)... 
Altro che Naruto e Dragon Ball!
E poi credo che per quelli della mia generazione siano stati anche in un certo senso il primo approccio al sesso. Voglio dire, a quanti maschietti - e non solo - la sigla finale di ransie regalava turbamenti sconosciuti?! Io l'adoravo e nonostante la puntata fosse finita la sigla la guardavo sempre. 
Personalmente poi le nottate di Georgie e Lowell nello stesso letto (nudi) mi davano parecchio da pensare... a voi no?!
Proprio per questi motivi i cartoni giapponesi sono stati messi sotto accusa: prima ultracensurati (così che non si capiva più un caxxo della trama) e poi quasi scomparsi dai programmi per bambini. 
CHE CAVOLATA!!!! E credo di parlare a nome di tutti i bambini degli anni '80/primi '90... Cioè, non mi pare che i bambocci di oggi - cresciuti a forza di Dragon Ball e robe varie - abbiano una mentalità poi così sana, tutt'altro! Io credo che noi a 14 anni avevamo una mente molto più ingenua e pulita... nonostante (o forse grazie) a questi cartoni.
In ogni caso ben altre sono le responsabilità della società se ci sono ragazzini che bevono, si drogano, stuprano e quant'altro... O è più semplice dare la colpa al talco di Pollon? Suvvia! Potevamo anche canticchiare "sembra talco ma non è, serve a darti l'allegria!", ma mica lo sapevano cos'era questo benedetto talco! E invece scattò la censura sui cartoni. Se vi va leggetevi questo articolo, io l'ho trovato molto interessante e in parte devo dire che son d'accordo. 
Abbasso la censura!!!! 

O se proprio volete censurare qualcosa, perchè non vi accupate di certe pubblicità o di tutta la pornografia e la violenza che va in onda anche in fascia "protetta"?!
Mistero. (O meglio, interesse economico).
Il Giappone poi mi ha sempre intrigata, sia per quanto riguarda la letteratura sia per quanto riguarda i costumi e il vivere sociale, la mentalità così tremendamente diversa dalla nostra che trapelava anche dai cartoni.
Se ci avete fatto caso i personaggi avevano tutti una immensa forza di volontà, spirito di sacrificio... sembravano quasi adulti, e in effetti i manga da cui venivano tratti non erano certo per bambini. Nella nostra cultura occidentale non c'è mai stata l'idea così forte dello spirito di sacrificio, dei risultati a tutti costi, dell'onestà intellettuale e dell'onore da salvaguardare... e nemmeno l'idea di un tutto, un insieme di persone, che lavori insieme per raggiungere uno scopo.
Mi spiace moltissimo per quello che sta accadendo in Giappone. Ora lì è la stagione dei ciliegi... se mai ci andrò mi piacerebbe farlo proprio di questi tempi, un periodo magico e di grande atmosfera. 
Non a caso il mio libro preferito e 100% made in Japan.
Forse sarò stata giapponese in un'altra vita, perché io in questi libri mi ci ritrovo tantissimo... cosa che non mi accade con gli autori italiani, che, come ben sa chi mi conosce un minimo, DETESTO.
Alla prossima!

lunedì 4 aprile 2011

La petite chatte - Rossella Martielli

Quest'oggi il mio post lo dedico... a me! 
Ebbene sì, voglio aggiornarvi sulla situazione del mio racconto La petite chatte, pubblicato di recente nella raccolta Arpanet Fedeltà & Tradimento, di cui parlavo qui.
FEDELTÀ & Tradimento
di AA.VV. 
ISBN 978-88-7426-118-5
pp. 424, cm. 11,5x16
prezzo: € 14,00
La petite chatte è la storia di Hélène e Geròme, un passato di fuoco e una relazione in crisi, che ben presto lascerà il posto a nuove, pericolose passioni... Sullo sfondo la Parigi dei giorni nostri, più torbida che romantica, sensuale e tentatrice.
Posto un altro estratto e poi, di seguito, i commenti pervenuti, che mi hanno resa davvero felicissima :-)!

*La petite chatte *

" (...) Quando Holden entra nella hall dell’albergo, quel venerdì sera, si guarda intorno nervoso. Sa di essere sudato, le sue mani sono così umide e appiccicose che mentre guidava faceva fatica a mantenere il controllo del volante. Camera 58, primo piano a destra, sono le parole che la sua mente continua a ripetergli ossessivamente, quasi fossero un mantra. A pochi passi dalle reception si blocca, lascia passare l’uomo che è entrato dopo di lui e osserva ammirato la sicurezza con cui sussurra qualcosa al portiere, facendosi scivolare in tasca con nonchalance la minuscola chiave dorata che questi gli passa.
Ecco un uomo che sa il fatto suo, pensa. Altri uomini entrano ed escono dalla tenda di velluto che conduce presumibilmente a scale e ascensori, ma solo in pochi sono accompagnati da graziose damigelle che si guardano intorno furtive.
I più avanzano sistemandosi nervosamente i polsini o il nodo della cravatta, mettendo sbadatamente in mostra la mascherina di raso nero che li classifica come membri di LaPetiteChatte.it.
Holden sa che anche lui riceverà una chiave dorata e una mascherina nera, sa che il portiere lo accoglierà con un caldo sorriso di benvenuto e che non ci saranno intoppi di sorta: in quel posto di intrighi che avvolgono Parigi come la tela di un ragno, tutti contribuiscono a tessere e nessuno ha interesse a disfare. Eppure questo non basta a tranquillizzarlo. (...)"

*Recensioni*

Una coppia in crisi logorata da un legame in cui si è spenta la passione e mancano adeguati stimoli che risveglino desideri e fantasie. La psiche dei due personaggi viene scandagliata in lungo e largo dal narratore "onnisciente" che affonda il suo sguardo nella mente di entrambi in una consapevole e spietata capacità introspettiva e analitica. Ecco che allora i due protagonisti, senza saperlo, cercano con discrezione e con riservatezza,la stessa intrigante via di fuga. Entrambi bramano emozioni forti nel contesto di un' esperienza erotica coinvolgente a tal punto da riuscire ad alleggerirli dal peso fastidioso di una relazione deludente e appassita. Ma non si sfugge da se stessi, anzi questa fuga li costringerà a vedersi per quello che sono attravrso l'indagine nei meandri più tortuosi e misteriosi dell'eros.
Un bel racconto, lo stile efficace e curato, riesce a tenere legato il lettore al testo sino alla fine che lascia intuire (anche se in modo ambiguo) un epilogo in cui i due conoiugi riescono a ritrovarsi in un insospettato rispecchiamento delle loro debolezze.
A.D.

Un andirivieni di pensieri di una coppia in crisi, sullo sfondo di una città simbolo che, implacabile, continua a vivere. E a illudere. In un'altalena di voci narranti, i due personaggi, Hélène e Gérôme, affrontano ciascuno in solitudine un'analisi della fase involutiva del loro rapporto. Soliloquio inquietante sulle contraddizioni della psicologia femminile e maschile di fronte alla distruzione dell'amore che passa. Amaro è il senso di colpa della donna che si è divertita a provocare il suo capufficio in un azzardato gioco di rivincita personale sulla gerarchia di lavoro. Cocente è il rimpianto dell'uomo che si accorge, senza chiedersi perché, di quanto sua moglie sia cambiata rispetto al momento in cui l'ha conosciuta. Sullo sfondo, una bambina avvertita come fastidioso relitto di una relazione al tramonto. Poi entrambi i personaggi cercano vie di fuga. Intrigante è il percorso che passa per il sito di LaPetiteChatte.it e finisce in un albergo per amanti clandestini di Montmartre, dove Gérôme-Holden e Elle, la donna contattata via internet, si incontrano per la prima volta, indossando ciascuno una maschera. La psicologia dell'uomo è analizzata nei dettagli, sottolineando il legame fra esplorazione, timore e predazione dell'altro sesso. La donna, convenuta con lo sconosciuto Holden, mostra la propria trepidante emozione. Amplesso e graffi. Il segno del possesso, il morso dell'uomo sulla natica destra della donna. Da quel punto si intuisce la conclusione, che tuttavia arriva con grazia e senza banalità descrivendo, nel giorno di San Valentino, sia la ritrovata forza vitale di Gérôme sia la crudezza che l'uomo prova scoprendo la vera identità di Elle. Crudezza che lo colpisce ancora di più perché è obbligato, dalle sue precedenti riflessioni sui comportamenti del marito sconosciuto di Elle, a incontrare il suo peggiore ego. Brava all'autrice per aver ben descritto la migliore psicologia dell'eros.
S.S.

Davvero ben scritto. È così facile immedesimarsi ora nell'uno, ora nell'altra. E la cosa più strana, è che i due sono acerrimi nemici. (Solo l'indifferenza è la morte del sentimento).
Lo scorrere del tempo, le piccole beghe di ogni giorno, la vicinanza che uccide la passione e il mistero degli amanti. L'agonia di un sentimento schiacciato tra traffico e persone - persone che guardano, persone che desiderano, persone che, estranee, possono alla fine permettere alla coppia di riscoprire il tesoro nascosto nella quotidianità.
N.O.
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NOTA: Potete acquistare il libro in tutta Italia, nelle piccole librerie e nelle grandi catene, ordinandolo laddove non fosse presente. E' inoltre disponibile online sui principali cataloghi elettronici e sull'e-Store di ARPANet, www.ARPABook.com, dove è possibile ordinare i libri ARPANet senza alcun contributo per la spedizione.