McShade
Dennis
Prezzo:
€ 13,00
Anno
pubblicazione: 2012
Pagine:
160, brossura
Traduttore:
Boni G.
Editore:
Voland
Collana:
Intrecci
"Maynard,
vivere è pagare un prezzo. Vivere è accumulare ore che poi si capirà di aver
sprecato, perché davvero non servono a niente..." Peter Maynard, il
Califfo, è un sicario filosofo che legge i classici, ha l'ulcera e beve latte
invece del solito whisky.
Pagato da un milionario per scovare e uccidere i quattro che anni prima hanno violentato la figlia provocandone la morte, il Califfo si muove in un mondo duro, dove la menzogna è legge. Ma si tratta dell'America dove il Sindacato del crimine detta legge, o del Portogallo di Salazar dove l'autore Dinis Machado per sfuggire alla censura deve assumere lo pseudonimo di Dennis McShade e far finta di tradurre un'opera che in realtà scrive in portoghese? L'ambiguità e il doppio, ecco le chiavi di lettura di un romanzo che usa i generi per sovvertirli.
Pagato da un milionario per scovare e uccidere i quattro che anni prima hanno violentato la figlia provocandone la morte, il Califfo si muove in un mondo duro, dove la menzogna è legge. Ma si tratta dell'America dove il Sindacato del crimine detta legge, o del Portogallo di Salazar dove l'autore Dinis Machado per sfuggire alla censura deve assumere lo pseudonimo di Dennis McShade e far finta di tradurre un'opera che in realtà scrive in portoghese? L'ambiguità e il doppio, ecco le chiavi di lettura di un romanzo che usa i generi per sovvertirli.
*La mia recensione*
Peter
Maynard, americano di New York, soprannominato “il Califfo”, è il miglior
sicario in circolazione. Coadiuvato dal fedele “Lucky” Cassino, che gli procura
i contatti e le informazioni necessarie a portare a termine i lavori
affidatigli, nel tempo libero Maynard si dedica a occupazioni che a nessuno
verrebbe mai in mente di associare a un sicario professionista: legge classici,
va a teatro e invece dei superalcolici beve quantità industriali di latte per
cercare di combattere l’ulcera che lo tormenta. Fedele col sentimento alla sua
donna, Olga, di cui l’autore ci dice poco o nulla, limitandosi a tratteggiarla
continuamente nei pensieri di Maynard, quasi fosse un mantra che gli ricorda
che esiste ancora qualcosa per cui vivere, l’uomo non disdegna di intrattenersi
con donne più pericolose che incontra negli ambienti malavitosi e che ricordano
vagamente le più famose Bond-girls. A tal proposito, la figura della donna che
emerge dal romanzo di McShade non è certo delle più esaltanti; poco più che
donne-oggetto (quando non sono belle statuite disponibili e accondiscendenti,
come Olga, priva del benché minimo spessore anche nei pensieri del
protagonista, che la identifica unicamente come “oggetto” d’amore), sono
personaggi sterili, vanitose e civette, guidate da un’insaziabile voglia di
sedurre, come nel più consumato degli stereotipi polizieschi... (continua a leggere su Solo Libri)
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