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sabato 15 gennaio 2011

Norwegian Wood (Tokyo Blues) - Murakami Haruki


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Quando Norwegian Wood uscì in Giappone nel lontano 1987 il successo fu immediato e travolgente. Acclamato come uno degli eventi letterari più importanti del dopoguerra, prima ancora di "Kitchen" di Banana Yoshimoto che uscirà solo l'anno seguente, il romanzo scatenò reazioni forti e contrastanti.
I critici, come anche i lettori, si divisero tra coloro che amarono follemente il libro e coloro che invece lo detestarono perché troppo sentimentale, troppo cupo e troppo triste. Tra i delusi molti fans storici dell'autore, quelli affezionati al genere classico cui Murakami aveva abituato il suo pubblico fino ad allora: un 
hard boiled caratterizzato da un’accurata decostruzione della realtà in un universo letterario fatto di topoi ricorrenti - muri, pozzi, labirinti e animali - metafore di un’irrealtà visionaria e simbolica, incarnata in tutta una serie di romanzi che più che letti vanno rappresentati e interpretati.Norwegian Wood non è niente di tutto questo.
Con questo romanzo Murakami stacca in maniera decisa con la produzione che l’aveva portato al successo – che riprenderà con l’opera successivo, 
Dance, dance, dance – per ripercorrere in maniera istintiva e quasi inconsapevole la grande tradizione del romanzo europeo ottocentesco.

Il libro, narrato in prima persona dal protagonista ormai trentenne in un lunghissimo flashback, è incentrato sulla giovinezza dello studente universitario Toru e sulle due figure femminili che la condizioneranno, Naoko e Midori.
Il passato viene revocato con struggente nostalgia, in un costante ripiegarsi verso ciò che è stato e non potrà essere mai più, una promessa di amore e felicità disattesa, ma forse proprio  per questo incancellabile, ancora vivida e bruciante come una ferita appena inferta.
La narrazione è intima, pervasa di malinconia, e sprigiona un senso di tristezza reale quanto l’inchiostro nero sulla pagina, mai però ricercata o forzata.
L’educazione sentimentale e umana del giovane Toru ripercorre le fasi classiche del romanzo di formazione: la scoperta della sessualità fine a se stessa e del senso di vuoto che reca con sé, l’amore disperato e sfortunato per Naoko, il dolore per la perdida inspiegabile delle persone care e infine il riscatto, che per Toru avrà il nome di Midori, la ragazza che col suo pragmatismo e l’incrollabile fede nella vita lo preserverà dall’infelicità.
Perché 
Norwegian Wood è prima di tutto questo: uno sguardo nel baratro cui sono destinate le anime fragili, quelle che sono per loro stessa natura inadatte alla vita, incapaci di considerare con indifferenza le mille piccole crudeltà dell'esistenza umana.
In questa galleria di personaggi spicca Naoko, la ragazza che non diventerà mai donna perché incapace di accettare quello che la maturità comporta: il disincanto, l’indipendenza, la solitudine.
Il tema della sofferenza psichica viene affrontato con rispetto ma anche crudo realismo, perché se qualcuno si salva e pur vero che molti altri non ce la fanno, e forse non ha nemmeno senso distinguerli in forti e deboli.
Forse i forti sono proprio quelli che scelgono la morte pur di non scendere a compromessi con la vita.
Naoko è per Toru l’amore della giovinezza, quello per cui si lotta, quello da redimere e salvare, crudele e idealizzato, che regala insieme grandi gioie e grandi sofferenze; Midori è l’amore maturo, quello che in molti considerano sano, che non chiede grosse contropartite e in cambio regala una stabile tranquillità. L’amore che la maggior parte di noi finisce per scegliere.
Sullo sfondo la memoria, quell’incomprensibile meccanismo che trasfigura ogni cosa, che cancella ed evidenzia a suo piacimento, ricordandoci sempre che per essere arrivati fin lì abbiamo pagato un prezzo, e che il ricordo di ciò che abbiamo perduto percorrendo la strada della vita non ci abbandonerà mai. 
Norwegian Wood è un romanzo incantevole e struggente, che consiglio a tutti, soprattutto a chi sente un forte bisogno d'introspezione e s'interroga sulla vita e l'amore, sulla memoria e su come andare avanti convivendo col passato. Leggerlo può far male, ma (forse) proprio per questo vale la pena.


Voto: 5/5


Curiosità: Norwegian Wood è il titolo originale dell'opera, riproposto da Einaudi su esplicita richiesta dell'autore. La precedente edizione italiana, di Feltrinelli, portava invece il titolo di Tokyo Blues.
Il romanzo è stato scritto tra la Grecia e l'Italia, nel 1987.



Nota personale: Questo libro mi è stato regalato da uno sconosciuto. Dico così perché si tratta di un ragazzo con cui sono uscita una sola volta - una serata dall'esito piuttosto infelice in verità - che al momento di uscire dall'auto me lo mise in mano avvolto nella carta regalo. Sebbene la nostra storia non sia mai iniziata, vorrei dire grazie a quel ragazzo, perché mi ha fatto conoscere il romanzo che ho amato sopra ogni altro...

4 commenti:

  1. ottimo libro, ottima recensione, spero non ti dispiacerà se la linko sul mio blog, ciao

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  2. non mi dispiace affatto, anzi...grazie :-)!

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  3. ottima recensione confermo di un libro molto bello.

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  4. Per me resterà sempre "Tokyo blues"... Anche se trovo assurda la scelta dell'epoca di Felrinelli di storpiare il bel titolo originale...Bah... Che ne dite di "1Q84"? Carla L.

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