Entra nelle loro case di notte, scivolando silenzioso nelle camere da letto dove trova le sue vittime addormentate, ignare delle torture che le attendono. E sono torture terribili. La precisione dei suoi metodi suggerisce che sia un uomo di medicina, e spinge i giornali di Boston a soprannominarlo «il Chirurgo». Unico indizio nelle mani della polizia è la somiglianza di quegli omicidi con un altro caso: quello di Catherine Cordell, medico chirurgo, che due anni prima è stata vittima di un’aggressione dalle caratteristiche molto simili ma è riuscita a sopravvivere, uccidendo il suo aggressore.
Catherine, sperando che l’incubo fosse finito, ha tentato strenuamente di ricostruirsi una vita dopo quel trauma incancellabile e si è trasferita a Boston.
Ma la serena facciata della sua esistenza di va in pezzi quando il Chirurgo comincia a lanciarle dei segnali. Piccole cose di poco conto, all’inizio: uno stetoscopio sottratto, un camice fuori posto. E poi ritorna l’orrore. Un’altra donna viene aggredita e seviziata, e il Chirurgo scopre le sue carte.
Tutto ciò che fa è dedicato a Catherine. Tutto conduce a Catherine. Lui vuole solo Catherine, lei sola...
"Oggi troveranno il corpo...
Vorrei essere là quando arriverà la polizia, ma non sono stupido. So bene che esamineranno ogni auto nelle vicinanze, ogni faccia tra quelle dei curiosi in strada. Sanno che il mio impulso di tornare è forte; persino ora, mentre sono seduto da Starbucks, a guardare l’alba attraverso la finestra, sento il richiamo di quella stanza. Ma io sono come Ulisse: legato saldamente all’albero della mia nave, agogno il canto delle sirene. Non mi getterò contro gli scogli, non farò quell’errore.
Al contrario, me ne starò qui seduto a bermi un caffè mentre, fuori, la città di Boston si risveglia. Metto tre cucchiaini di zucchero nella tazza: il caffè mi piace dolce. E mi piace che sia tutto così. Perfetto.
L’urlo di una sirena in lontananza: mi stanno chiamando. Mi sento come Ulisse che lotta contro le corde, ma queste sono molto robuste.
Oggi troveranno il corpo.
Oggi sapranno che sono tornato."
"Davvero agghiacciante... La tensione è portata a livelli quasi intollerabili e lo stile è preciso come un bisturi."
Publishers Weekly
Nata nel 1953, Tess Gerritsen ha studiato Medicina presso l'Università della California di San Francisco. E' scrittrice, violinista, medico, mamma e amante delle patatine fritte! Così si definisce lei nella sua biografia.
Ha scritto numerosi romanzi che hanno come protagoniste due donne, il detective Jane Rizzoli e il medico legale Maura Isles. Proprio perchè la scrittrice lavora in ambito medico, conduce i lettori nelle sale delle autopsie, mostrando ciò che vede lei.
La mia Recensione
“Il chirurgo” è uno dei primi romanzi tradotti e pubblicati in Italia di Tess Gerritsen, prolifica e amatissima scrittrice d’oltreoceano. Si tratta di un thriller superbo, magistralmente costruito, che tiene il lettore avviluppato in una morsa di tensione e aspettativa che scema soltanto all’ultima pagina.
In quest’avventura, l’ispettrice Jane Rizzoli – protagonista di tutti i libri della Gerritsen e del telefilm tratto da essi, “Rizzoli & Isles”, sbarcato di recente su un canale del digitale – non è ancora affiancata dalla sua inseparabile metà professionale, l’anatomopatologa Maura Isles.
È dunque sola, unica donna in un commissariato di uomini che stentano a riconoscere il suo valore di poliziotta; lei e la sua squadra si trovano ad affrontare quello che la stampa di Boston non tarda a soprannominare il “Chirurgo”, un serial killer sociopatico che uccide giovani donne già vittime di violenza sessuale, estraendo loro l’utero con una tecnica che rivela una certa conoscenza della chirurgia.
Ed è proprio attorno al mondo della medicina che ruota questo giallo dai risvolti sorprendenti, che si addentra nei meandri dell’animo umano e della patologia con crudo realismo.
Dettagliatissime, infatti, sono le descrizioni anatomiche e quelle che riguardano il modus operandi dell’assassino, la cui personalità è talmente complessa e credibile – a tratti perfino morbosamente affascinante – da risultare quasi “vera”, e proprio per questo ancor più inquietante... (continua a leggere la recensione su SoloLibri)
Un po' ovviamente mi dispiace, un po' sono contenta di tornare al lavoro e alla routine di tutti i giorni; soprattutto non vedevo l'ora di riprendere le redini del mio amatissimo blog, che in questo periodo - complice in caldo e quel certo non-so-che che definisco volgarmente "fancazzismo" - ho molto trascurato. In attesa della valanga di post e recensioni che sta per abbattersi su di voi, oggi voglio dedicare un post a una fantastica anteprima della LeggereLeggere Editore che aspettavo con una certa ansia da quasi un anno. Un anno è infatti passato dalla pubblicazione in Italia del primo capitolo della saga "Daniel Vartanian", che porta la firma della bravissima statunitense Karen Rose... Il libro - un thriller fantastico, nonostante la parte romance un po' smielata - si chiamava "Muori per me", e se ve lo siete persi potete leggere la mia recensione cliccando sul titolo. Il secondo capitolo, "Grida per me" uscirà a Settembre sempre per la LeggereLeggere Editore. Inutile dirvi che non sto nella pelle! Nell'attesa, eccovi trama, copertina e... Primo Capitolo!
Collana: Narrativa
Anno: 2011
Pagina: 576
Prezzo: 10 euro
ISBN: 978-88-6598-076-4
Traduttore: Arianna Gasbarro
Genere: Thriller/Romance
Dopo tredici anni il terrore è tornato a Dutton. E l’assassino conosce bene i crimini commessi in passato, infatti elimina le proprie vittime seguendo il rituale del serial killer che lo ha preceduto, e lo fa con una precisione tanto stupefacente da far pensare a un disegno di morte che viene da lontano. Anche l’agente speciale Daniel Vartanian è tornato, dopo aver contribuito all’uccisione del fratello Simon, reo di aver commesso una serie di omicidi. E ora deve risolvere un caso che si intreccia pericolosamente con la storia che pensava di aver sepolto per sempre. La ricerca lo spingerà non solo a sondare la mente di un assassino spietato, ma anche al fianco di Alex Fallon, un’infermiera dal passato travagliato quanto il suo. Più i due si avvicineranno, più comprenderanno che la donna è l’ultima vittima designata di una trappola mortale, dalla quale dovranno sottrarsi prima che sia troppo tardi. Ancora una volta Karen Rose colpisce per la straordinaria capacità di ricreare un intreccio di sicuro effetto, con una maestria riservata solo ai grandi nomi del genere.
Karen Rose vive a Washington con il marito. Prima di cominciare a scrivere lavorava come ingegnere, ma come lei stessa afferma: “Avevo la testa piena di scene e di immagini, tanto che non riuscivo a concentrarmi sul mio lavoro, e così ho cominciato a scriverle. Tutto è iniziato per divertimento, ma presto mi sono resa conto di non poterne fare a meno.” I suoi romanzi hanno scalato i vertici delle classifiche più prestigiose: The New York Times, Usa Today, Sunday Times, Der Spiegel, e sono stati tradotti in dodici Paesi riscuotendo grande successo di pubblico e di critica. Muori per me è il primo titolo di una trilogia che vi terrà con il fiato sospeso.
Tre generazioni di donne: la fredda matriarca, le sue nipoti e in mezzo, allo stesso tempo figlie e madri, Iris e Joséphine, sorelle dal carattere diversissimo. La prima è bella, ricca e vive un matrimonio in apparenza felice; la seconda è stata abbandonata dal marito e deve fare i conti con due figlie da crescere e una serie infinita di difficoltà finanziarie.
Anche i loro sogni sono differenti: Iris spera in una brillante carriera da sceneggiatrice, Joséphine vuole affermarsi come studiosa di storia medievale. Ma le loro esistenze subiscono un'imprevista trasformazione. Durante una cena, Iris conosce un editore e gli fa credere, per darsi un tono, di essere alle prese con la stesura di un romanzo, restando però preda della propria bugia.
Davanti all'offerta dell'uomo di pubblicarlo, si rivolgerà alla sorella chiedendo la sua complicità per scriverlo: l'una intascherà il successo, l'altra il denaro. In un crescendo di tensioni, il destino riserverà alle protagoniste incredibili sorprese, soprattutto quando il libro diventerà un best-seller.
Una girandola di eventi che si susseguono fino all'ultima pagina, esplorando le pieghe più intime della natura umana, in special modo quella femminile.
Su tutto, l'orgoglio di non cedere mai né al vittimismo né allo sconforto, nonostante le ferite e i dolori. Perché ognuno ha la sua stella da inseguire, gialla e brillante come gli occhi dei coccodrilli.
Il valzer lento delle tartarughe
Sapere se davvero un coccodrillo dagli occhi gialli ha divorato oppure no suo marito Antoine, scomparso in Kenya, per Joséphine non è più importante. Grazie ai soldi guadagnati con le vendite del suo best seller, ha lasciato Courbevoie, nella banlieue parigina, per un appartamento chic nell’elegante quartiere di Passy.
Invece sua sorella Iris, che aveva tentato di attribuirsi la scrittura del romanzo, ha finito con il pagare la follia del proprio inganno in una clinica per malati di depressione.
Ormai libera, sempre timida e insoddisfatta, attenta spettatrice della commedia strampalata e talvolta ostile che le offrono i suoi nuovi vicini, Joséphine sembra alla ricerca del grande amore.
Veglia sulla figlia minore Zoé, adolescente ribelle e tormentata, e assiste al successo dell’ambiziosa primogenita Hortense, che a Londra si lancia nella carriera di stilista.
Fino al giorno in cui una serie di omicidi distrugge la serenità borghese del suo quartiere e lei stessa sfugge per poco a un’aggressione… Ancora una volta intorno all’irresistibile e discreta Joséphine gravita tutto un mondo di seduttori, carogne, imbroglioni ma anche di persone buone e generose.
Ancora una volta la straordinaria penna di Katherine Pancol ci proietta in un vortice di eventi e personaggi all’affannosa ricerca di un senso nella inesauribile complessità della vita.
Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì
Autore: Katherine Pancol
Traduttore: Raffaella Patriarca
Anno di produzione: 2011
Pagine: 768
Prezzo: 20.00 euro
ISBN: 88-6620-068
Leggere il terzo romanzo di Katherine Pancol è come tornare a casa e ritrovare tanti cari amici, scoprendo di volta in volta le loro ultime vicissitudini, gli amori, le speranze, le delusioni, le attese che caratterizzano anche la vita di tutti noi.
Entriamo a fare parte di una rappresentazione collettiva in cui non possiamo non gioire o essere tristi con loro, entusiasmarci per un nuovo incontro o incoraggiare una storia appena sbocciata.
Viviamo con i suoi personaggi, come inquilini dello stesso palazzo che quando s’incontrano si salutano e magari scambiano due chiacchiere.
Essere parte dell’universo di Katherine Pancol è come entrare in un caleidoscopio di immagini, di sensazioni, di emozioni: qualsiasi cosa proveremo, non potremo restare indifferenti, ma saremo pienamente partecipi come se anche noi, in fondo, fossimo un po’ delle sue creature.
La scrittura è fluida e travolgente, i dialoghi arguti, intensi, talvolta buffi; ridiamo, ci arrabbiamo, perdiamo la pazienza insieme a Joséphine e Philippe, Hortense e Gary; sbuffiamo, diventiamo tristi, e poi torniamo a scoppiare di allegria per una svolta improvvisa o un evento inatteso. Ogni pagina è una scoperta, l’inizio di un’avventura, un tuffo nelle innumerevoli possibilità della vita. Perché è questo che fa Katherine Pancol: ci prende per mano e ci chiede di accompagnare i suoi personaggi nelle loro esistenze, di sostenerli e di condividerne le esperienze. Perché, in fondo, le loro vite sono anche le nostre, le loro attese, le loro aspettative, le loro delusioni si fondono nelle nostre vicende quotidiane, ci inducono a fare paragoni, a chiederci come avremmo reagito al loro posto oppure a incoraggiarli, perché noi ci siamo già passati e sappiamo che avranno bisogno di aiuto quando tutto sarà finito.
Non a caso la trilogia di Katherine Pancol rimanda alla Comedie Humaine di Balzac, ai diversi ritratti umani che spesso la vita ci permette di incontrare e ai mutevoli comportamenti che ogni individuo mette in atto di fronte ad accadimenti comuni.
In questa galleria di ritratti potremmo trovare anche il nostro oppure scoprire qualcuno di simile a noi. E renderci conto che nessuno è un’isola, e che in ogni piccolo universo c’è qualcuno che vive le stesse emozioni che sperimentiamo noi.
Katherine Pancol (Casablanca, 1954) giunge in Francia all’età di cinque anni. Dopo aver insegnato lettere classiche, è diventata giornalista, collaborando con «Paris-Match» e «Cosmopolitan».
Gli occhi gialli dei coccodrilli, il romanzo che l’ha fatta conoscere al grande pubblico, è stato pubblicato da BCDe nel 2009.
Le mie recensioni
La bottega di Hamlin
Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì è il terzo e ultimo capitolo della saga familiare che vede come protagoniste le sorelle francesi Iris e Catherine Cortés. Dopo Gli occhi gialli dei coccodrilli e Il valzer lento delle tartarughe, Katherine Pancol tira le fila delle vicende che per centinaia di pagine hanno coinvolto una galleria infinita di personaggi principali e secondari, caratterizzati tutti da un notevole approfondimento psicologico e un’attenzione per i particolari che li rende estremamente vividi.
È proprio questo, infatti, il punto forte della narrazione: la capacità della scrittrice di dar vita a protagonisti e vicende credibili ma allo stesso tempo inusuali, di evitare forzature ed esagerazioni riuscendo però a stupire il lettore, a renderlo partecipe.
La trama è perfettamente costruita, i personaggi sono coerenti e in perenne evoluzione, proprio come in quella “vita vera” che l’autrice imita meravigliosamente bene. Parte del merito va al linguaggio di Catherine Pancol, uno stile fresco, semplice e immediato – si potrebbe quasi definire “giovanile” – che gioca con la grammatica, alternando prima e terza persona e sorvolando sulla punteggiatura per conferire alla narrazione un impatto più profondo, maggiore naturalezza.
Colpisce la crescita emotiva e psicologica dei protagonisti, “l’educazione sentimentale” dei più giovani – per citare Flaubert – e le crisi esistenziali della maturità, accompagnate dall’inevitabile corollario di dolori, invidie, ossessioni, rituali, aspirazioni, meschinità e tutte le centinaia di passioni che alternativamente dominano gli uomini, decidendone le azioni… (continua a leggere la mia recensione su La bottega di Hamlin)
Gloria’s Literary Café
Questo romanzo assomiglia a un puzzle: un puzzle straordinariamente complicato che Catherine Pancol riesce a trasformare in un affresco radioso e appassionante, delicato e avvincente.
È incredibile la quantità di personaggi e storie intrecciate che trovano posto in questo – pur lunghissimo – romanzo, ma è ancora più incredibile il fatto che ci si appassioni fino in fondo a ogni storia, che ogni personaggio, perfino il più insignificante, quello che recita quasi il ruolo di una comparsa, venga tratteggiato magistralmente e riesca ad avere un proprio carattere ben definito.
La Pancol scrive in maniera molto particolare, con uno stile personale che si distingue da quello della maggior parte degli scrittori – poca punteggiatura, frasi semplici ed efficaci, pensieri diretti e stati d’animo prorompenti che dilagano oltre le parole – uno stile che cattura il lettore e gli permette non solo di vivere in prima persona le emozioni dei personaggi, ma anche di capirli fino in fondo, di riuscire a comprendere il loro carattere e capirne le mosse.
Si tratta di personaggi molto realistici, a tratti solo leggermente stereotipati, le cui vicende però sono talmente divertenti e intriganti da far venir voglia di leggerle tutto d’un fiato.
È dunque un romanzo ricco, affollato e pieno di tutto: personaggi, sentimenti, cinema, storia, riferimenti culturali e chi più ne ha più ne metta; un libro ricco di vita, complesso e perfetto come un mosaico… (continua a leggere la mia recensione su Gloria's Literary Café)