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sabato 15 gennaio 2011

Oleandro bianco - Janet Fitch


copj13.asp
Ho scovato per caso questo romanzo di Janet Fitch per puro caso, curiosando nella categoria "remainders" - rimanenze a prezzi scontatissimi fino al 70% - di Bol. Il titolo non mi era nuovo e ho ricordato che c’era in giro un’omonima trasposizione cinematografica con un cast di tutto rispetto, tra cui la superba Michelle Pfeiffer. Il film non l’avevo visto, ma incuriosita ho acquistato il libro.
Si è trattato senza dubbio di 7 euro ben spesi.
Oleandro bianco narra l’adolescenza e la maturità di Astrid, rimasta sola al mondo dopo che la madre Ingrid, poetessa visionaria, passionale ed egocentrica, è finita in carcere perché in un’estate di follia ha ucciso con un preparato velenoso a base di oleandro bianco l’uomo che l’ha sedotta e poi abbandonata. Per la dodicenne Astrid inizia così un calvario fatto di famiglie affidatarie, squallore, violenza e desolazione, ed è proprio in questi contesti aridi e anaffettivi che Astrid scoprirà la vita, l’amore e il desiderio, ma anche l’ingiustizia di una società, quella americana, che non riconosce alcun diritto ai minorenni abbandonati.
Nonostante compaia realmente solo nei primi capitoli e nell’ultimo, la figura di Ingrid emerge con prepotenza dal racconto che ne fa Astrid; nemmeno la prigione e la lontananza forzata riescono a recidere quel legame morboso e per nulla paritario che lega madre e figlia. L’ombra di Ingrid incombe su Astrid e cerca di condizionarne in ogni modo la vita, mascherando d’affetto il desiderio di dominio sulla vita della figlia, che lei considera né più né meno che una propria proprietà di cui disporre a piacimento.
Superba e affascinante, con una personalità fortemente narcisista, Ingrid fa di se stessa il centro del mondo e non sopporta chi si allontana spontaneamente dalla sua area gravitazionale, soprattutto se si tratta della figlia; eppure alla fine Astrid riesce a riscattare la propria vita, a realizzare quell’indipendenza di idee e di comportamenti che reciderà, seppur non completamente, il cordone ombelicale.

Leggendo il libro a tratti ho odiato Ingrid, la sua tranquilla prepotenza, il suo manipolare la gente per ottenere dei vantaggi, eppure al contempo non ho potuto evitare di rimanere affascinata da questa creatura completamente disinteressata a tutto ciò che non sia il proprio ego.
Per contro la vita di Astrid commuove e avvince, soprattutto per ciò che riguarda l'educazione sentimentale e sessuale, senza dubbio diversa da quella della maggior parte delle sue coetanee eppure lieve, tenera, così strana e struggente da strappare lacrime e sorrisi. Perfettamente riuscita inoltre la rappresentazione della complessità del rapporto madre-figlia, costantemente in bilico tra amore e odio, desiderio di indipendenza e bisogno d'affetto, ammirazione e gelosia, invidia e possesso: un rapporto tutto femminile, universale e complesso.
Ottima, dunque, l’introspezione psicologica, e addirittura magistrale la scrittura, il punto forte del libro.
I colori, le atmosfere, i paesaggi e il calore della California sono così vividi che a tratti sembra di essere in viaggio, di poter vedere e toccare e annusare il mondo della protagonista.
La lettura scorre leggera pur essendo articolata e fortemente descrittiva, non è mai noiosa, riesce a catturarti e a legarti alla poltrona anche quando non succede nulla. L’unica pecca, a mio avviso, è che il romanzo poteva essere un po’ più breve eliminando quantomeno le ridondanze di alcuni pezzi ininfluenti nella storia.
Tuttavia lo consiglio caldamente, soprattutto a chi ha qualche conto in sospeso con la propria madre, a chi non ha paura di indignarsi e commuoversi e a chi desidera viaggiare in una terra lontana stando comodamente seduto in poltrona.


Voto: 4/5

1 commento:

  1. ho scritto di recente un approfondimento su questo libro, se ti può interessare, lo trovi qui:
    http://cembaloscrivano.wordpress.com/2012/03/25/mangiando-oleandri-a-primavera/

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