Non sono una fan di
Ramazzotti. Per niente. Però oggi dopo tanto tempo mi è capitato di risentire
questa canzone, ed è strano l’effetto che fanno certe canzoni, anche quelle che
non ti piacciono.
Ti catapultano indietro nel tempo e in pochi secondi è come se ti crollassero addosso tutti insieme ricordi, immagini, emozioni e sensazioni di un tempo preciso, è come ritornare ad attimi già vissuti e trovarcisi di nuovo immersi fino al collo, anche se è pura illusione perché il tempo è passato – tanto, troppo tempo è passato nel frattempo – e niente è come allora. Estate 2009, e chi se la dimentica. Una valanga di brutti ricordi, tutti tranne te.
E me lo ricordo benissimo quel giorno. Nella tua auto, sotto casa mia, tu che ridendo mi tiravi dentro per baciarmi ancora una volta, e questa canzone che faceva da sottofondo ai nostri baci incerti, appassionati, voraci, curiosi, tristi, disperati, con la voglia di andare oltre e la consapevolezza di dover aspettare ancora qualche giorno – giorni che ci sembravano infiniti – prima di ritrovarci a baciarci sotto le stelle, e quella volta andare fino in fondo con la sabbia che ci graffiava la pelle e l’ansia di non piacerci troppo, non così troppo da stare male, non questa volta, non noi.
Di nuovo noi a soffrire. Credevo fosse solo per dimenticare, e invece era perché eri tu, tu che mi guardavi con quegli occhi celesti che sembravano abituati a tutto, ma non erano abituati a me, e me lo facevi capire in mille modi, mentre io cercavo solo di non pensare.
Sono molti più di mille i baci che ci siamo scambiati nei nostri anni vissuti vicini, pelle contro pelle, incollati a tratti e poi di nuovo lontanissimi, pensieri su pensieri da combattere come se fossimo noi i diretti responsabili del nostro cuore, come se non potessimo più permetterci di amare.
Frenarsi vuol dire anche non parlare e lasciare che le parole non dette ti esplodano dentro, lacerandosi.
Frenarsi vuol dire mettere in un bacio tutto ciò che senti e sperare che l’altro capisca senza bisogno di parole, credere che possa capire ciò che nemmeno tu sai se è reale o soltanto un’altra illusione. Siamo stati così attenti a non farci male, che siamo riusciti a farci solo una minima, infinitesimale parte del bene che avremmo potuto, che avremmo meritato. E mi manchi, mi manchi davvero tanto, e lo so che ti manco altrettanto.
Lo so perché, a differenza mia, tu hai sempre lasciato che io capissi un po’ di più. E riascoltando questa canzone mi viene solo da ringraziarti per tutto il bene che mi ha fatto, per tutte le volte che ci sei stato in silenzio, per tutti gli abbracci, per quello sguardo divertito e assorto e assieme rassegnato, che non te lo so spiegare a parole ma che appartiene solo a te, a te che sei stato amico e amante, a te che hai visto in me ciò che io non volevo più a vedere.
E questa sera che va un po’ così, che ho solo voglia di stare sola e pensare, ascoltare questa canzone è come tornare indietro a quell’estate e ai due ragazzi che si baciavano appassionatamente in un’auto, a mezzogiorno, sotto il sole che picchiava, e si baciavano come se non ci fosse niente oltre quei baci, nessun futuro e nessun dolore, nessuna promessa da fare e poi infrangere finché l’amore sono solo due labbra incollate. E mute.
Ti catapultano indietro nel tempo e in pochi secondi è come se ti crollassero addosso tutti insieme ricordi, immagini, emozioni e sensazioni di un tempo preciso, è come ritornare ad attimi già vissuti e trovarcisi di nuovo immersi fino al collo, anche se è pura illusione perché il tempo è passato – tanto, troppo tempo è passato nel frattempo – e niente è come allora. Estate 2009, e chi se la dimentica. Una valanga di brutti ricordi, tutti tranne te.
E me lo ricordo benissimo quel giorno. Nella tua auto, sotto casa mia, tu che ridendo mi tiravi dentro per baciarmi ancora una volta, e questa canzone che faceva da sottofondo ai nostri baci incerti, appassionati, voraci, curiosi, tristi, disperati, con la voglia di andare oltre e la consapevolezza di dover aspettare ancora qualche giorno – giorni che ci sembravano infiniti – prima di ritrovarci a baciarci sotto le stelle, e quella volta andare fino in fondo con la sabbia che ci graffiava la pelle e l’ansia di non piacerci troppo, non così troppo da stare male, non questa volta, non noi.
Di nuovo noi a soffrire. Credevo fosse solo per dimenticare, e invece era perché eri tu, tu che mi guardavi con quegli occhi celesti che sembravano abituati a tutto, ma non erano abituati a me, e me lo facevi capire in mille modi, mentre io cercavo solo di non pensare.
Sono molti più di mille i baci che ci siamo scambiati nei nostri anni vissuti vicini, pelle contro pelle, incollati a tratti e poi di nuovo lontanissimi, pensieri su pensieri da combattere come se fossimo noi i diretti responsabili del nostro cuore, come se non potessimo più permetterci di amare.
Frenarsi vuol dire anche non parlare e lasciare che le parole non dette ti esplodano dentro, lacerandosi.
Frenarsi vuol dire mettere in un bacio tutto ciò che senti e sperare che l’altro capisca senza bisogno di parole, credere che possa capire ciò che nemmeno tu sai se è reale o soltanto un’altra illusione. Siamo stati così attenti a non farci male, che siamo riusciti a farci solo una minima, infinitesimale parte del bene che avremmo potuto, che avremmo meritato. E mi manchi, mi manchi davvero tanto, e lo so che ti manco altrettanto.
Lo so perché, a differenza mia, tu hai sempre lasciato che io capissi un po’ di più. E riascoltando questa canzone mi viene solo da ringraziarti per tutto il bene che mi ha fatto, per tutte le volte che ci sei stato in silenzio, per tutti gli abbracci, per quello sguardo divertito e assorto e assieme rassegnato, che non te lo so spiegare a parole ma che appartiene solo a te, a te che sei stato amico e amante, a te che hai visto in me ciò che io non volevo più a vedere.
E questa sera che va un po’ così, che ho solo voglia di stare sola e pensare, ascoltare questa canzone è come tornare indietro a quell’estate e ai due ragazzi che si baciavano appassionatamente in un’auto, a mezzogiorno, sotto il sole che picchiava, e si baciavano come se non ci fosse niente oltre quei baci, nessun futuro e nessun dolore, nessuna promessa da fare e poi infrangere finché l’amore sono solo due labbra incollate. E mute.
Io questo effetto lo provo con le canzoni di Elisa, non tutte mi piacciono, ma chissà perchè sono quasi tutte legate a certi momenti, a certi ricordi, che ogni volta che le sento riafforano.
RispondiElimina"Eppure sentire nei fiori tra l'asfalto, nei cieli di cobalto c'è un senso di te"..."forse non sai quel che darei perchè tu sia felice, piangi lacrime di aria, lacrime invisibili che solamente gli angeli san portar via, ma cambierà stagione, ci saranno nuovo rose, ci sarà o forse esiste già al di là dell'orizzonte una piccola poesia.."
Queste frasi mi "smuovono" le viscere, in senso positivo..
Certo non so descrivere bene e in maniera poetica questa sensazione come hai saputo fare tu..
Ciao,
Paolo
Nemmeno io sono una fan di Eros Ramazzotti, ma certe sue canzoni sono legate indissolubilmente a dei periodi della mia vita, e quindi sono per me una fonte di emozione...
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