Chi mi segue su YouTube
sa che ho deciso di non recensire più tutti i libri che recensivo un tempo, sia perché
materialmente non riesco più (ho le ore contate), sia perché stava diventando un vero e proprio lavoro –
e invece desidero continuare a godermi appieno libri che scelgo io, anche molto
vecchi (del resto un buon libro è per sempre). In questo modo, inoltre, potrò dedicare
più attenzione a libri che secondo me meritano davvero… come questo che vi
presento oggi e che vi consiglio vivamente, anche se non siete fanatici dei
saggi, perché comunque è di semplice lettura, diretto, immediato, mai noioso.
La vicenda è quella, nota ai più, del gruppo musicale “Pussy Riot!”, costituito
da tre ragazze russe arrestate perché hanno “osato” protestare contro quello
che è diventato un vero e proprio regime, ossia la Russia di Putin.
È un libro
che merita moltissimo, presto lo recensirò più dettagliatamente e spero anche
di riuscire a intervistare la bravissima autrice, Alessandra Cristofari, redattrice del magazine “Giornalettismo”.
Sono donne, sono in tre e
hanno deciso di sfidare il regime dell’ultimo Zar di Russia. Putin le ha
spedite in prigione e le loro chitarre hanno smesso di suonare, ma la lotta
disarmata contro la censura di Stato continua.
Free Pussy Riot!, scritto con la
penna ironica e pungente di Alessandra Cristofari, svela la storia della punk
band, riportando notizie inedite e segreti che sinora erano stati taciuti e
raccontando, con rigore e dovizia di informazioni, la nascita del movimento, le
ragioni della protesta, il contesto storico, politico e religioso che la
circonda, e poi ancora: gli arresti, le esibizioni di forza di Putin, la Chiesa
ortodossa, la repressione dei dissidenti. Un viaggio magmatico nell’universo
della politica russa, che rende testimoniaza a chi ha avuto il coraggio di
spezzare con la propria parola il cemento dell’ingiustizia: Anna Politkovskaja,
Alexander Litvinenko, Anastasia Baburova, Natalya Estemirova, Leonid
Razvozzhayev sono solo alcune delle voci che si sono sollevate contro la
censura e l’imbavagliamento del sistema russo. Quando poi è la musica a diventare
protesta politica, tacere è davvero un delitto.
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