Jael McHenry
Traduzione di Elisabetta De Medio
Pagg. 280
€ 16.60
Genere: Narrativa
Collana: Romance
In libreria dal: 17 Novembre 2011
Dopo l’improvvisa scomparsa dei genitori, Ginny, una ventiseienne riservatissima e patologicamente timida, abituata a vivere in un suo mondo protetto fra le pareti domestiche, cerca consolazione nella cucina di casa e fra le ricette di famiglia.
Da sempre cucinare è per lei una scappatoia quando non riesce a reggere l’angoscia, ma questa volta il profumo corposo e piccante della zuppa della nonna fa apparire in cucina un ospite inatteso: il fantasma della nonna stessa, morta vent’anni prima, che le sussurra una frase sibillina: «Non permetterglielo!» prima di scomparire.
Copertina originale |
Che cosa non deve permettere? E a chi? Forse alla sorella Amanda, che abituata a organizzare tutto, a partire dalla vita delle figlie e del marito, nonché della problematica Ginny, ha deciso di vendere la casa in cui hanno vissuto i genitori fino a quel momento?
Vedendo sconvolto il suo rassicurante quotidiano, svuotato della presenza dei genitori e pieno degli oggetti che li identificavano e che sono rimasti lì a ricordarglieli, Ginny incomincia a prendere coscienza di sé e dei suoi rapporti con le cose e le persone (poche) che la frequentano, a partire dalla sorella. In questa quasi involontaria ricerca scopre dei segreti sepolti negli angoli più remoti: una lettera della madre nascosta nel camino della camera da letto, fotografie del padre con una donna di cui lei ignora l’identità.
Via via più desiderosa di conoscere la verità, pensa di trovarla nelle parole dei suoi cari richiamandone i fantasmi attraverso le ricette da loro ereditate...
Vedendo sconvolto il suo rassicurante quotidiano, svuotato della presenza dei genitori e pieno degli oggetti che li identificavano e che sono rimasti lì a ricordarglieli, Ginny incomincia a prendere coscienza di sé e dei suoi rapporti con le cose e le persone (poche) che la frequentano, a partire dalla sorella. In questa quasi involontaria ricerca scopre dei segreti sepolti negli angoli più remoti: una lettera della madre nascosta nel camino della camera da letto, fotografie del padre con una donna di cui lei ignora l’identità.
Via via più desiderosa di conoscere la verità, pensa di trovarla nelle parole dei suoi cari richiamandone i fantasmi attraverso le ricette da loro ereditate...
"Ricco di deliziose ricette, La cucina degli ingredienti magici conquisterà di certo i buongustai e gli appassionati di cucina, ma descrive anche personaggi affascinanti e racconta un mistero da scoprire: i lettori lo divoreranno."
Booklist
"Jael McHenry scrive con passione di cibo e cucina... La storia che ha per protagonista Ginny, completamente immersa nel suo mondo culinario, è raccontata con freschezza e profondità, e conquista il lettore a livelli diversi, tanti quanti gli sono gli strati di una deliziosa sfoglia."
O, The Oprah Magazine
*Un estratto*
"Sulla scaletta nell’angolo della cucina, accanto al frigo, c’è seduta nonna. Porta un semplice maglione di un giallo vivace e jeans scoloriti.Mia nonna è morta da vent’anni.
Ciò nondimeno, è qui. Vestita come si vestiva lei e con la faccia che aveva nel 1991. Evidentemente il dolore mi sta provocando le allucinazioni. Deve essere così.
«Ciao uccellina», dice.
«Uccellina», in italiano, il nomignolo con cui mi chiamava, pronunciato dalla persona che lo usava. L’allucinazione è anche uditiva. La sua voce grave, decisa, famigliare. La prima volta che ho assaggiato un espresso ho pensato: Nonna aveva questa voce. E lei. Tutta intera, in carne e ossa. Qui seduta in cucina.
Non può essere. Non può, eppure è."
Jael McHenry ha studiato a Washington dove ha conseguito un master in scrittura creativa. Giornalista e cuoca appassionata, scrive su numerose riviste fra cui la North American Review, l’Indiana Review e la Graduate Review dell’American University. Vive a New York e tiene un blog di cucina frequentatissimo, simmerblog.typepad.com.
Sito ufficiale dell'autrice
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*Le mie recensioni*
La cucina degli ingredienti magici, edito da Corbaccio, è il libro ideale da regalare a Natale: pieno di buoni sentimenti, delicato e mediamente malinconico; l’ideale per staccarsi dal trambusto quotidiano e recuperare una dimensione più intimistica, riflettendo su cosa conti davvero nella vita e sul significato della normalità. E proprio la normalità è il nucleo tematico attorno cui ruota l’intero romanzo: esiste davvero qualcosa di “normale” al mondo, oppure il concetto stesso di normalità è estremamente relativo, dipendente com’è dalla società in cui viviamo, dal momento e dalle opinioni altrui?
È questa una delle domande che ossessionano Ginny, ventenne affetta da una forma di timidezza patologica che a tratti pare sconfinare nella sindrome di Asperger, una lieve forma di autismo. Per ricordare a se stessa il significato aleatorio e sibillino della parola “normale”, Ginny ha creato un “quaderno della normalità”, dove fin da bambina annota costantemente i molteplici contesti in cui la parola viene usata – e abusata – spesso a sproposito.
Rimasta orfana di entrambi i genitori, morti in un incidente stradale, Ginny può contare solo sulla sorella Amanda, pratica ed estroversa, sulla fidata domestica Gert e sul figlio di lei, David, sconvolto dalla morte della moglie avvenuta appena un anno prima.
Per cercare di fronteggiare il dolore derivante della perdita dei genitori, Ginny fa quello che ha sempre fatto: cucina. Ricette facili come quella delle omelette o complesse come le Aji di gallina, tipico piatto peruviano, dolci come i Brownies del pianto di mezzanotte oppure primi piatti come la vellutata di zucca: per ogni piatto l’autrice, Jael McHenry, riporta la ricetta e i metodi di preparazione, un accorgimento sicuramente molto apprezzato da quei lettori che oltre a un buon libro sanno apprezzare anche la buona cucina.
E la buona cucina è amore, sembra volerci dire la McHenry con questo romanzo particolare, difficile da catalogare in un genere preciso, è passione, pazienza e dedizione, proprio come la vita.
E la vita spesso riserva starne sorprese: è quello che succede a Ginny quando si accorge che cucinando le ricette preferite dei suoi cari ormai defunti, i loro fantasmi compaiono per rivelarle segreti di cui nemmeno immaginava l’esistenza, facendo sì che la ragazza s’interroghi su cose che aveva sempre dato per scontate... (continua a leggere la recensione su "La bottega di Hamlin")
Rimasta orfana di entrambi i genitori, morti in un incidente stradale, Ginny può contare solo sulla sorella Amanda, pratica ed estroversa, sulla fidata domestica Gert e sul figlio di lei, David, sconvolto dalla morte della moglie avvenuta appena un anno prima.
Per cercare di fronteggiare il dolore derivante della perdita dei genitori, Ginny fa quello che ha sempre fatto: cucina. Ricette facili come quella delle omelette o complesse come le Aji di gallina, tipico piatto peruviano, dolci come i Brownies del pianto di mezzanotte oppure primi piatti come la vellutata di zucca: per ogni piatto l’autrice, Jael McHenry, riporta la ricetta e i metodi di preparazione, un accorgimento sicuramente molto apprezzato da quei lettori che oltre a un buon libro sanno apprezzare anche la buona cucina.
E la buona cucina è amore, sembra volerci dire la McHenry con questo romanzo particolare, difficile da catalogare in un genere preciso, è passione, pazienza e dedizione, proprio come la vita.
E la vita spesso riserva starne sorprese: è quello che succede a Ginny quando si accorge che cucinando le ricette preferite dei suoi cari ormai defunti, i loro fantasmi compaiono per rivelarle segreti di cui nemmeno immaginava l’esistenza, facendo sì che la ragazza s’interroghi su cose che aveva sempre dato per scontate... (continua a leggere la recensione su "La bottega di Hamlin")
“La cucina degli ingredienti magici”, edito da Corbaccio nel 2011, è un romanzo particolare, per certi versi anomalo, che dona al lettore la lieve malinconia di una storia intensa e triste, con un lieto fine che lascia l’amaro in bocca.
Se si cerca una buona dose di azione, eventi che si susseguono l’un l’altro togliendo il respiro, allora non è il libro giusto; nella quieta esistenza di Ginny, infatti, ventenne patologicamente timida, che all’improvviso perde entrambi i genitori in un incidente stradale, non c’è niente di tutto questo: la vita vera scorre nel suo animo, in sentimenti strani e confusi e in un cuore mantenuto intatto dalla scarsa familiarità col mondo, con le sue pene e le cattiverie assortite.
Ma quando all’improvviso il suo piccolo universo domestico va in pezzi e Ginny si ritrova sola in una casa troppo grande e troppo vuota, la sua esistenza è inevitabilmente destinata a cambiare; costretta dalla sorella Amanda a pensare alla possibilità di vendere la casa e andare a vivere con lei e la sua famiglia, la ragazza trova rifugio nell’ambiente in cui da sempre si trova più a suo agio, la cucina.
È proprio qui che, mentre cucina le ricette lasciatele in eredità dai suoi familiari, succede qualcosa di molto strano: i loro fantasmi le si materializzano dinanzi agli occhi e in una rapida successione la ragazza ha l’opportunità di vedere un’ultima volta sua madre, suo padre e sua nonna. Tutti quanti sembrano avere un messaggio per lei – messaggi sibillini e per certi versi inquietanti, che Ginny non riesce a decifrare – ma svaniscono troppo presto per fornirle una spiegazione: la loro presenza infatti, dura quanto l’odore sprigionato dal cibo cucinato. Svanito quello, svaniscono anche loro... (continua a leggere la recensione su SoloLibri)
Ma quando all’improvviso il suo piccolo universo domestico va in pezzi e Ginny si ritrova sola in una casa troppo grande e troppo vuota, la sua esistenza è inevitabilmente destinata a cambiare; costretta dalla sorella Amanda a pensare alla possibilità di vendere la casa e andare a vivere con lei e la sua famiglia, la ragazza trova rifugio nell’ambiente in cui da sempre si trova più a suo agio, la cucina.
È proprio qui che, mentre cucina le ricette lasciatele in eredità dai suoi familiari, succede qualcosa di molto strano: i loro fantasmi le si materializzano dinanzi agli occhi e in una rapida successione la ragazza ha l’opportunità di vedere un’ultima volta sua madre, suo padre e sua nonna. Tutti quanti sembrano avere un messaggio per lei – messaggi sibillini e per certi versi inquietanti, che Ginny non riesce a decifrare – ma svaniscono troppo presto per fornirle una spiegazione: la loro presenza infatti, dura quanto l’odore sprigionato dal cibo cucinato. Svanito quello, svaniscono anche loro... (continua a leggere la recensione su SoloLibri)
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