Avevano spento anche la luna
Sepetys Ruta
Collana: Narratori Moderni
Traduzione: Roberta Scarabelli
Pagine: 304
Prezzo: € 18.60
ISBN: 978881167036-0
Sito dell'editore: Garzanti
Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto.
E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania.
Lina, figlia del rettore dell'università, è sulla lista nera, insieme a molti altri scrittori, professori, dottori e alle loro famiglie.
Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all'arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno.
Ma c'è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità.
La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. È l'unico modo, se c'è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi.
Lina si batte per la propria vita, decisa a non consegnare la sua paura alle guardie, giurando che, se riuscirà a sopravvivere, onererà per mezzo dell'arte e della scrittura la sua famiglia e le migliaia di famiglie sepolte in Siberia. Ispirato a una storia vera, Avevano spento anche la luna spezza il silenzio su uno dei più terribili genocidi della storia, le deportazioni dai paesi baltici nei gulag staliniani.
Venduto in ventotto paesi, appena uscito in America è balzato in testa alle classifiche del «New York Times». Definito all'unanimità da librai, lettori, giornalisti e insegnanti un romanzo importante e potente, racconta una storia unica e sconvolgente, che strappa il respiro e rivela la natura miracolosa dello spirito umano, capace di sopravvivere e continuare a lottare anche quando tutto è perso.
Mi hanno tolto tutto.
Mi hanno lasciato soltanto il buio e il freddo.
Ma io voglio vivere.
A ogni costo.
«Affronta una delle pagine più dolorose e tragiche della storia moderna.»
«Corriere della Sera»
«Avevano spento anche la luna è un romanzo duro e poetico al tempo stesso. Un'opportunità per colmare un vuoto troppo a lungo dimenticato.»
«The Wall Street Journal»
«I commenti entusiastici dei librai dimostrano la potenza di questo romanzo.»
«Publishers Weekly»
«Pochi libri sono ben scritti, pochissimi sono importanti, questo romanzo è entrambe le cose.»
«The Washington Post»
«Morirono più di venti milioni di persone. Ma c'è ancora chi nega questa realtà. Ruta Sepetys, figlia di un rifugiato lituano, dimostra che la verità è un'altra. Commovente. Un romanzo importante, che merita il maggior pubblico possibile.»
«Booklist»
*Book-Trailer* *Le mie recensioni* "Avevano spento anche la luna è uno di quei romanzi che colpiscono il lettore dritto al cuore, rivelandogli una verità spesso nascosta perché troppo difficile da accettare, troppo assurda da credere. La realtà in questione è quella storica del comunismo staliniano, regime oppressivo e crudele che portò alla morte migliaia di uomini, donne e bambini innocenti, appartenenti a quella classe borghese colta e benestante che per i comunisti rappresentava il nemico per eccellenza, proprio come lo erano gli ebrei per i nazisti. È curioso come la storia – espressione per eccellenza di realtà socio-culturali passate – operi una selezione più o meno autonoma e arbitraria degli eventi, privilegiandone alcuni rispetto ad altri. È questo il caso dei campi di concentramento, orribile invenzione degli inizi del Novecento che ci riporta istantaneamente alla mente il regime nazista e il piano di sterminio sistematico degli ebrei concepito da Hitler. Tra testimonianze orali e scritte, istantanee rubate al tempo e video raccapriccianti, oggi sappiamo moltissimo dei campi di concentramento nazisti e dell’orrore di cui erano teatro, un orrore che l’umanità si sforza di non dimenticare, affinché non si ripeta. Eppure non tutti sanno che esistevano altri campi di concentramento – i “gulag” staliniani, situati in Siberia – che ospitavano i nemici veri o presunti di un regime altrettanto folle e crudele, il comunismo staliniano, che deportò nei “campi di lavoro” siberiani un numero impressionante di uomini e donne innocenti. Un genocidio a tutti gli effetti, di cui furono vittime le popolazioni dei paesi baltici e gli oppositori – o presunti tali – del regime comunista... (continua a leggere la recensione su "Sul Romanzo") "Dopo diverse letture piuttosto deludenti, ho iniziato ad andarci molto cauta con quei romanzi che la stampa, i critici e le stesse case editrici definiscono all’unanimità “casi editoriali”. Forse per questo ho iniziato a leggere Avevano spento anche la luna, di Ruta Sepetys, quando il clamore provocato dalla sua uscita andava smorzandosi, sforzandomi di non farmi condizionare dalla fama che aveva preceduto il romanzo. Quando l’ho finito, il mio stato d’animo era piuttosto particolare: mi sentivo triste, arrabbiata eppure irrazionalmente carica, piena di vita, energia e voglia di fare. Queste sensazioni sono state provocate proprio dal libro in questione, scritto in maniera tale che il lettore più che leggerlo lo vive, immedesimandosi a tal punto nella narrazione da condividerne le emozioni e tutta l’indignazione che intende trasmettere. Le vicende narrate sono filtrate dallo sguardo e dalle parole della protagonista appena quindicenne, una mente acuta e osservatrice seppur ingenua, caratterizzata da un candore adolescenziale che le terribili vicende narrate vanno progressivamente scalfendo, non riuscendo tuttavia a cancellarlo del tutto. Avevano spento anche la luna non è una lettura semplice, come del resto non lo è tutto ciò che riguarda l’orrore avvenuto agli inizi del Novecento, la creazione e la messa in uso di campi di concentramento volti a perpetrare il genocidio di massa di popoli e razze giudicate naturalmente inferiori. Unica, importantissima differenza, è che in questo romanzo i campi di concentramento sono diversi da quelli di cui siamo abituati a sentir parlare sia per collocazione geografica, sia per l’identità degli aguzzini, ma certo non lo sono per il male e l’alienazione umana che vi regnano incontrastate... (continua a leggere la recensione su "La bottega di Hamlin") |
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