VENERDì 11 MAGGIO ore 21.00
Caffé Letterario con Bruno Gambarotta e Diego Novelli
Osvaldo Guerrieri
Euro 16,50
304 pagine
EAN 9788854504844
I COLIBRÌ
Gente strana i Torinesi. Agli occhi del paese sono musoni, faticatori, obbedienti fino all’autolesionismo, squadrati come le vie della loro città. Poi si scopre che sanno essere anche allegri, vitaioli, inventivi. Con Cavour hanno fatto l’Italia in diciassette mesi; dopo di che, senza clamori com’è nel loro costume, hanno fatto gli Italiani, trasferendo su di loro un “modello” non rintracciabile altrove. Hanno avuto santi di caratura più sociale che mistica, la cui opera ha sollevato le condizioni di un popolo conservatosi a lungo miserabile, affamato, preda di epidemie e di disperazione. Quando Torino ha perduto il ruolo di capitale, hanno trovato un nuovo motivo d’orgoglio trasformandola da città di caserme e di ministeri a capitale della scienza. Hanno inventato l’industria automobilistica e il cinema. La televisione è nata qui, qui è apparsa l’industria della moda come la maggior parte delle discipline sportive.
Come in un paradosso, i figli delle montagne hanno dato vita al primo Yacht Club italiano. E quanti Torinesi sono andati alla conquista del mondo con la loro genialità visionaria o tremendamente concreta: per esempio il “pomologo artificiale” Garnier Valletti; per esempio Marcel Bich, l’inventore della penna a sfera; per esempio Riccardo Gualino, il grande Gatsby della finanza spericolata e del collezionismo d’arte; senza dimenticare Francesco Cirio, che riuscì a mettere in scatola la natura, o la signora Lenci che popolò il mondo di bambole. I Torinesi sono stati inarrestabili fino a quando, liquidata la monarchia, si sono dati come principe Gianni Agnelli, considerandolo il vero signore d’Italia e il suo ambasciatore. E’ una storia di grandezze ma anche di bassezze quella raccontata da Osvaldo Guerrieri. Santità, criminalità, densità sublimi del pensiero politico, altezze dell’arte, svenevolezze crepuscolari, rivelazioni ultrasensibili si intrecciano in questo libro così come si sono intricate in centocinquant’anni di rimescolamenti. E’ la narrazione non di uno storico ma di un turista davanti alle vetrine della storia, che al termine della sua passeggiata faziosa, approdando al sovvertimento delle identità, si domanda: esistono ancora i Torinesi?
Osvaldo Guerrieri è nato a Chieti e vive a Torino. È giornalista e
critico teatrale de La Stampa, attività per la quale ha ricevuto nel
2003 il Premio Flaiano per il Teatro. È autore dei romanzi L’archiamore,
Un padre in prestito, Natura morta con violino oltremare, dei
volumi di racconti L’ultimo nastro di Beckett e altri travestimenti e Alè
Calai. Fra i suoi saggi teatrali La Grecia in pantofole di Alberto
Savinio in Le lingue italiane del teatro a cura di Tullio De Mauro. Con
Neri Pozza ha pubblicato Istantanee e L’insaziabile.
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Interviene: Giovanna Zucconi
SABAT0 12 MAGGIO ore 18.30 - Salone OFF
Biblioteca Multimediale Archimede
Piazza Campidoglio, 50 - Settimo Torinese
AMITAV GHOSH Il fiume dell'oppio
«Oppio e potere. Con Ghosh la storia diventa romanzo».
Irene Bignardi - La Repubblica
«Amitav Ghosh lavora con la minuzia e la pretesa esaustiva
dell'enciclopedista, ma l'enciclopedia è al servizio di una narrazione
continuamente sorprendente e densa di colpi di scena».
Maria Giulia Minetti - La Stampa
«Se Mare di papaveri ci stupì, Il fiume dell'oppio è una
conferma.Ghosh ha vinto ancora la sua sfida».
È il settembre del 1838 quando una terribile burrasca si abbatte sulla Ibis,
la goletta a due alberi della «Benjamin Brightwell Burnham» in viaggio verso
Mauritius con il suo carico di «coolie», di «delinquenti». Come un uccello
mitologico in balia del vento, con il bompresso come un grande becco e le vele
come due enormi ali spiegate, la Ibis resiste miracolosamente alla furia
dell'uragano.
Nel fracasso della tempesta, tuttavia, tra lampi, tuoni e
marosi, una scialuppa si allontana lestamente dalla goletta. È una barca di
fuggitivi e a bordo reca due lascari, i leggendari marinai che parlano una
lingua tutta loro, e tre coolie che dovrebbero scontare la loro pena a
Mauritius: Kalua l'ex lottatore strappato ai campi di papaveri indiani, Ah
Fatt, il figlio di un ricco mercante di Bombay e di una donna cinese, Neel, il
raja di Raskhali che ha sperperato la sua ricchezza, indebitandosi con i
mercanti inglesi e finendo galeotto tra le stive della nave inglese.
Qualche
giorno dopo attracca a Mauritius un brigantino ridotto anch'esso male in arnese
dopo una traversata segnata da disgrazie e tragedia: il Redruth di
Fitcher Penrose, il cacciatore di piante. A Port Louis, però, Fitcher ha di che
rallegrarsi. Nel porto di Mauritius fa, infatti, bella mostra di sé uno dei più
venerati orti botanici del mondo in cui hanno prestato la loro opera lo
scopritore della buganvillea e quello del pepe nero.
Chi, invece, non ha da essere lieto per nulla è Bahram Modi, il mercante Parsi partito da Bombay alla volta di Canton con la sua Anahita, un agile ed elegante vascello a tre alberi con la stiva di prua completamente piena di oppio. A meno di cento miglia a ovest della Grande Nicobar, il fortunale ha sorpreso la nave e l'intero carico di oppio si è sganciato. Bahram contava di arrivare presto a Fanqui-town, come veniva chiamata un tempo Canton, dove tutti lo conoscono come Barry Moddie , un uomo sicuro di sé e di enorme successo appartenente alla ristretta schiera dei daaih-baan, i mercanti stranieri in buoni rapporti coi mandarini. Ora buona parte del prezioso carico è andata perduta e i venti di guerra già soffiano alla bocca del Fiume delle Perle, dove i vascelli inglesi attraccano sulle isole sparse nell'acqua che, come denti che sorgono dal mare, accolgono gigantesche navi e barche-granchio le quali, spinte da trenta remi, trasportano di soppiatto l'oppio nel cuore della Cina... Secondo romanzo della «trilogia della Ibis» dopo Mare di papaveri, Il fiume dell'oppio conduce il lettore nelle acque agitate dell'Oceano indiano allo scoppio del primo conflitto dell'oppio. Tra mercanti, soldati della Compagnia delle Indie orientali, coolie, marinai di tutte le razze e lingue e raja in rovina, Amitav Ghosh ricostruisce mirabilmente il mirabile incrocio di culture, guerre e naufragi da cui è sorta l'India moderna.
Chi, invece, non ha da essere lieto per nulla è Bahram Modi, il mercante Parsi partito da Bombay alla volta di Canton con la sua Anahita, un agile ed elegante vascello a tre alberi con la stiva di prua completamente piena di oppio. A meno di cento miglia a ovest della Grande Nicobar, il fortunale ha sorpreso la nave e l'intero carico di oppio si è sganciato. Bahram contava di arrivare presto a Fanqui-town, come veniva chiamata un tempo Canton, dove tutti lo conoscono come Barry Moddie , un uomo sicuro di sé e di enorme successo appartenente alla ristretta schiera dei daaih-baan, i mercanti stranieri in buoni rapporti coi mandarini. Ora buona parte del prezioso carico è andata perduta e i venti di guerra già soffiano alla bocca del Fiume delle Perle, dove i vascelli inglesi attraccano sulle isole sparse nell'acqua che, come denti che sorgono dal mare, accolgono gigantesche navi e barche-granchio le quali, spinte da trenta remi, trasportano di soppiatto l'oppio nel cuore della Cina... Secondo romanzo della «trilogia della Ibis» dopo Mare di papaveri, Il fiume dell'oppio conduce il lettore nelle acque agitate dell'Oceano indiano allo scoppio del primo conflitto dell'oppio. Tra mercanti, soldati della Compagnia delle Indie orientali, coolie, marinai di tutte le razze e lingue e raja in rovina, Amitav Ghosh ricostruisce mirabilmente il mirabile incrocio di culture, guerre e naufragi da cui è sorta l'India moderna.
Amitav Ghosh è nato a Calcutta nel 1956, ha studiato a Oxford e vive tra la sua città
natale e New York. Considerato «uno dei più grandi scrittori indiani» (la
Repubblica), è autore di Lo schiavo del manoscritto (Neri Pozza
2009), Mare di papaveri (Neri Pozza 2008 - Beat edizioni 2011), Il
cromosoma Calcutta (Neri Pozza 2008), Il palazzo degli specchi (Neri
Pozza 2007), Circostanze incendiarie (Neri Pozza 2006), Il paese
delle maree (Neri Pozza 2005). www.amitavghosh.com%20
c'è un premio per te qui:
RispondiEliminahttp://locandalibri.blogspot.it/2012/05/altri-premi.html