Quando il primo amore uccide
Barbara Samson
Traduzione: S. Bini, P. Nannini
«Questa parola m’invade, scende dal cervello nelle viscere, rimbalza, risale in un silenzio nel quale mi sento respirare, dove tutto è percepibile. Sieropositivo. Ma… me l’avrebbe certamente detto! Non posso neanche concepire che una persona malata non lo dica, col rischio di contagiare volontariamente un’altra persona.»
A contagiarla è stato Anthony, il suo primo amore, che sapeva benissimo di essere malato ma ugualmente ha avuto rapporti non protetti con lei senza rivelarle la sua sieropositività. Barbara ha solo diciassette anni quando i genitori, esasperati dalle sue crisi di violenza, dai ripetuti tentativi di suicidio e dal totale rifiuto del cibo, decidono di mandarla in una comunità di recupero, unica alternativa alla clinica psichiatrica. Qui Barbara, profondamente fragile e assetata d’amore, conosce Anthony, trent’anni, ex-tossicodipendente, un passato di espedienti e piccoli crimini. Anthony è la prima persona che vede arrivando in clinica: le sembra bello, triste e tormentato, mentre osserva il suo arrivo dal balconcino della propria camera, intento a scrivere qualcosa sul quaderno che tiene in grembo. In quel momento la ragazza sa – o crede – di essere innamorata.
Quando poi lui le fa leggere le poesie che scrive, tenere e struggenti, piene di errori grammaticali eppure meravigliose, Barbara non ha più dubbi: è lui l’uomo della sua vita, quello a cui concedersi interamente, anima e corpo. Perché pur di essere amata, anche solo un attimo, si può sopportare tutto, si può dare senza pretendere niente: questo pensa quando, nonostante il dolore e il disgusto, si concede ripetutamente senza alcuna precauzione... (continua a leggere su SoloLibri.net)
Collana: Storie vere, Esperienze
Pagine: 204
Prima edizione: 2001
Costo: 7,80 euro
Costo: 7,80 euro
ISBN: 978-88-502-0053-5
«Questa parola m’invade, scende dal cervello nelle viscere, rimbalza, risale in un silenzio nel quale mi sento respirare, dove tutto è percepibile. Sieropositivo. Ma… me l’avrebbe certamente detto! Non posso neanche concepire che una persona malata non lo dica, col rischio di contagiare volontariamente un’altra persona.»
Barbara ha diciassette anni quando viene ricoverata in un centro di cura nel Midi della Francia perché affetta da anoressia mentale. È lì che incontra Antony, un giovane di ventotto anni, anch’egli in cura, ma per tossicodipendenza. Per Barbara, sognatrice e ancora inesperta della vita, Antony è un fiume in piena di sensazioni e di emozioni. È la persona che aveva sempre sperato d’incontrare. E così, anche se tra mille dubbi e timori, cede al fascino di Antony e accetta di farsi amare, liberamente, senza alcuna precauzione. Ma non sa che lui è sieropositivo e che il suo amore può uccidere. E quando verrà a conoscenza di quella terribile verità, ormai per lei sarà troppo tardi... La sua testimonianza è un drammatico appello alla vita, perché l’amore non si trasformi nel più subdolo strumento di morte.
Corpo immobile, teso. Ho preso la frase in pieno viso, in pieno ventre, non so.
Questa parola m’invade, scende dal cervello nelle viscere, rimbalza, risale in un silenzio nel quale mi sento respirare, dove tutto è percepibile…
Un silenzio da cattedrale. Sieropositivo. Ma… me l’avrebbe certamente detto!
Barbara Samson ha contratto giovanissima, all'età di diciasette anni, il virus dell'Aids.
Da quel momento ha deciso di battersi per l'informazione, organizzando campagne e incontri, soprattutto nelle scuole, mirati alla prevenzione di questa malattia letale.
Da quel momento ha deciso di battersi per l'informazione, organizzando campagne e incontri, soprattutto nelle scuole, mirati alla prevenzione di questa malattia letale.
*La mia recensione*
Quando questo romanzo è uscito in Francia, a metà degli anni Novanta, il suo successo è stato immediato e clamoroso. L’autrice, poco più che maggiorenne, si chiama Barbara Samson ed è sieropositiva da quando ne aveva diciassette. A contagiarla è stato Anthony, il suo primo amore, che sapeva benissimo di essere malato ma ugualmente ha avuto rapporti non protetti con lei senza rivelarle la sua sieropositività. Barbara ha solo diciassette anni quando i genitori, esasperati dalle sue crisi di violenza, dai ripetuti tentativi di suicidio e dal totale rifiuto del cibo, decidono di mandarla in una comunità di recupero, unica alternativa alla clinica psichiatrica. Qui Barbara, profondamente fragile e assetata d’amore, conosce Anthony, trent’anni, ex-tossicodipendente, un passato di espedienti e piccoli crimini. Anthony è la prima persona che vede arrivando in clinica: le sembra bello, triste e tormentato, mentre osserva il suo arrivo dal balconcino della propria camera, intento a scrivere qualcosa sul quaderno che tiene in grembo. In quel momento la ragazza sa – o crede – di essere innamorata.
Quando poi lui le fa leggere le poesie che scrive, tenere e struggenti, piene di errori grammaticali eppure meravigliose, Barbara non ha più dubbi: è lui l’uomo della sua vita, quello a cui concedersi interamente, anima e corpo. Perché pur di essere amata, anche solo un attimo, si può sopportare tutto, si può dare senza pretendere niente: questo pensa quando, nonostante il dolore e il disgusto, si concede ripetutamente senza alcuna precauzione... (continua a leggere su SoloLibri.net)
Ciao, complimenti per il blog e per il romanzo pubblicato! :)
RispondiEliminaHo un blog di letteratura e marketing, mi farebbe piacere se mi passassi a trovare! Ciao