Ci avete fatto caso che la gente smania per cercare di definire le cose?
I sentimenti, le emozioni, gli eventi, le relazioni, è come se facessero meno paura se vengono "inscatolati" con delle belle etichette sopra. Le definizioni rassicurano, c'è poco da fare.
E accade così che se frequenti un nuovo ragazzo, dopo un po' sono tutti lì a chiedere: ma insomma, siete fidanzati? siete amanti? o solo amici? Ma che diavolo importa, dico io?
Come se una parola volesse dire qualcosa.
A parte che le parole sono limitative se confrontate all'infinita varietà di ciò che proviamo e ci circonda, e se lo dico io che per mestiere scrivo, ci potete credere. Fiumi di parole spesso solo lontani perfino dal rendere l'idea di ciò che ci lega a una persona, figuriamoci una parola soltanto!
La cosa buffa è che anch'io un tempo ero una persona così. Dovevo etichettare, definire, sennò non stavo tranquilla. Alla fine credo che sia una questione di sicurezza... Che poi sia una sicurezza illusoria, questo è un altro paio di maniche.
Ma ci vuole coraggio per vivere senza ingabbiare continuamente se stessi e gli altri nelle definizioni.
Ci vuole coraggio perché vuol dire aver compreso che le cose umane, anche se simili, sono sempre uniche, e come tali sfuggono a qualsiasi tentativo di catalogarle, di comprenderle e definirle una volta per tutte. Si evolvono in continuazione, in maniera imprevedibile.
E poi, parlando sia dei rapporti che dei sentimenti, molto spesso le risposte che cerchiamo sulla loro natura nemmeno esistono. Voglio dire, un rapporto ci mette anche anni per definirsi realmente.
Le risposte arrivano col tempo, e non ha senso lambiccarsi il cervello e mettere loro fretta, perché c'è il rischio di incorrere in valutazioni sbagliate. E allora io non definisco nulla.
Vivo e mi lascio trasportare...perché cos'è la vita, in fondo, se non un fiume che scorre?
A voi verrebbe mai in mente di voler imbrigliare l'acqua che scorre?
Certo, potreste scattarle una fotografia... Ma l'istante dopo la realtà sarebbe già diversa.
trovato il post per caso su paperblog. mi son sentito di lasciar già due righe perchè quello che hai scritto è semplicemente... mmh... bello.
RispondiEliminache la bellezza per lo meno non è un'etichetta.
cia' :)
Grazie dr.nick :-)! Mi hai fatto davvero un bellissimo complimento!
RispondiEliminaIl problema è che l'uomo sente troppo il bisogno di avere delle certezze a cui aggrapparsi. Certo, in apparenza queste danno stabilità, ma se si guarda bene sono limiti, prigioni. E' vero, la vita è un fiume che scorre, eppure l'uomo ha paura di lasciarsi trasportare dal flusso e si aggrappa ad uno scoglio. Così vede chiaramente il panorama intorno, ma non sa che a valle lo aspetta un paesaggio incantato, l'amore magari... Beh, se non altro la poesia ha ancora il potere di risvegliare qualche coscienza, di ravvivare il desiderio di scivolare sulla corrente fino al mare ;-)
RispondiEliminaUn bacio da un lettore...
Condivido parola per parola...ma non avere paura della vita è pressoché impossibile, perché come un fiume può travolgerti, portarti alla deriva...ma anche quelle sono esperienze uniche, da vivere fino in fondo...perché possono portarti in luoghi incantati :-)
RispondiElimina"Siamo ciechi che brancicano
RispondiEliminaun muro.
Andiamo a tastoni privi di occhi.
Incespichiamo
come al crepuscolo
a mezzogiorno.
Siamo floridi eppure morti"
(Isaia, 59, 10-11).
Questa cosa l'ho trovata girovagando per internet. Magari non si adatta perfettamente al tuo post. Ma è una sfida alle vane certezze, ed un invito ad abbandonarsi all'ebbrezza del non senso...un abbraccio