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domenica 29 maggio 2011

Torino

Io credo fortemente che le città abbiano un'anima. 
Ci credo perché non potrebbe essere diversamente, perché ci sono cose che non si possono spiegare, sensazioni e stati d'animo troppo particolari, fugaci o persistenti, così ineffabili che è impossibile comunicarli, figuriamosi analizzarli o spiegarli a qualcuno. 
Forse le città sono come le persone: il contatto è pura empatia, la prima impressione di solito è quella che ci portiamo dietro per sempre, difficilmente cambia, e la maggior parte delle volte non siamo in grado di spiegare cos'è che ci urta tanto in uno sconosciuto o, al contrario, cosa ce lo faccia trovare immediatamente simpatico. 
Nel mio caso poi il discorso è più complesso, e in un certo senso anche più logico. Io credo profondamente nella reincarnazione, credo che siamo un numero immenso ma finito di anime vaganti che ritornano in eterno, incontrandosi e scontrandosi in vite diverse che pagano lo scotto delle precedenti. 
So che forse è una teoria fantasiosa, ma ognuno sceglie in cui credere, ognuno sente quello che crede... Io credo nei segnali, credo nel fato che non esclude la volontà umana, credo nell'amore che ritorna e risorge, credo perfino nel male, nell'odio, nella rabbia e nel rancore, che avvelenano le anime per secoli prima di dissolversi nella stessa energia che li ha originati. 
Ok la smetto, sto divagando come al solito!
Il concetto però è che credendo in tutto questo, mi fido moltissimo delle mie sensazioni: tanto più sono intense, tanto più sono immediate e inspiegabili, quanto più credo in un qualche legame atavico, viscerale, probabilmente risalente a un passato di cui il mio conscio non ha più memoria, che però è scritto dentro me, inciso in una consapevolezza originaria, viva e sepolta chissà dove. 
Se così non fosse, come spiegare legami così profondi e improvvisi?
la Mole Antonelliana
Con Torino è stato amore a prima vista. 
L'ho amata fin da quando ho messo piede all'aeroporto, fin dal momento in cui ho percorso per la prima volta le sue strade col naso spiaccicato contro il finestrino del taxi. 
Non chiedetemi perché. Non saprei che rispondere.
Certo potrei dirvi che mi ha conquistato la sua eleganza, la pulizia e l'ordine che vi regnano; o ancora la sua aurea snob, la lieve malinconia che aleggia per le strade, l'aria mistica che si respira di notte a cospetto dei suoi panorami mozzafiato. Potrei dire tutto questo, certo, e sarebbe vero, ma so che il motivo è un altro... è una sorta di "appartenenza", non mi era mai capitato con nessuna città prima d'ora.
la Gran Madre e il fiume Po
Mi è capitato il contrario, però. 
Ho odiato Roma con la stessa assurda e immotivata tenacia con cui ho amato Torino, fin dal primo istante, e nei mesi in cui ho vissuto nella capitale nessuna delle sue innumerevoli attrattive mi ha mai fatto cambiare idea.
Detesto Roma, non c'è verso, e amo Torino.
Grazie ad alcuni amici che vivono lì ho potuto girare molto di più di quanto sia generalmente concesso a un normale turista, e ogni sera era un incanto diverso... Quello che in assoluto mi ha più emozionata è stata la veduta della città che si gode da Superga. 
Non ho parole per descriverla, mi sono venuti i brividi! 
E poi il centro, i portici che io adoro, le fila di alberi maestosi, i negozi antichi, le piazze e i monumenti... tutto splendido, tutto in un certo senso già conosciuto. Un amore del tutto inaspettato, perché prima di andarci l'unica cosa che mi affascinava di Torino era la sua nomea di città magica e ambigua, perennemente in bilico tra il bene e il male. 
Torino, vista notturna da Superga
Si dice infatti che faccia parte di due "triangoli": con Lione e Praga forma il triangolo del bene, della magia bianca, con Londra e san Francisco quello del male, la magia nera. 
E in effetti l'aria che si respira è decisamente esoterica... o almeno io l'ho percepito in maniera molto forte, soprattutto in certi luoghi. Agli scettici sembrerò pazza, ma chi se importa. Forse sono tutte cazzate, ma la vita ha bisogno di magia, e gli uomini di cose in cui credere.
Voglio tornarci prestissimo, e mi era anche passato per la mente di cercar lavoro, anche solo per pochi mesi. Come ispirazione per uno scrittore è il massimo, soprattutto in un periodo di crisi, il classico "blocco", come quello che attraverso io attualmente.
Concludo questo post con una canzone dei Subsonica - che AMO - che già da prima di Torino era la colonna sonora di queste prime, pigre giornate primaverili... Sapete quelle canzoni che potreste ascoltare per ore senza mai stancarvi?! Manco a dirlo loro sono torinesi, e il video è ambientato indovinate dove ;-) ?!

giovedì 26 maggio 2011

L'uomo del destino (Suspense Tale 2011)

Di recente ho partecipato al concorso letterario Suspense Tale, indetto da Edizioni R.E.I., i cui racconti vincitori sarebbero stati pubblicati in un'omonima antologia.
Ebbene sì, nel volume c'è anche il mio raccontino :-)!
Ho deciso di postarne un paio di pagine (non tutto perché sarebbe una scorrettezza nei confronti della casa editrice), mi piacerebbe avere pareri! Buona lettura!

***

L'uomo del destino

Lucille aprì la lettera con mani tremanti. Sapeva già cosa aspettarsi, eppure ogni volta la paura l’assaliva in maniera diversa. Quella sera le attanagliò la gola, arrampicandosi su per il collo fino a farle tremare le labbra di terrore, quando vergate su un’anonima carta giallo ocra lesse le parole che ormai conosceva a memoria.

“Dì le tue ultime preghiere… Schifosa sgualdrina!”

La a finale terminava con uno svolazzo, come se l’autore – o meglio l’autrice, si corresse mentalmente Lucille, mordendosi forte le labbra – volesse in qualche modo smentire la freddezza della grafia, precisa e uniforme. Sobbalzò quando sentì un paio di colpi secchi alla porta, e istintivamente portò le braccia al petto. Nemmeno la voce rassicurante di Constance, la governante, servì a placare la galoppata frenetica e rumorosa del suo cuore.
– Lady Renaud, la sua camomilla! –
Mentre l’anziana donna posava il vassoio sul comodino, Lucille pensò che non si sarebbe mai abituata a tutte quelle attenzioni. Così come non si sarebbe mai abituata a sentirsi chiamare “Lady”. Per tutta la vita avrebbe continuato a guardarsi intorno stupita, prima di arrossire come una ragazzina ricordando che ormai quel titolo le spettava di diritto.
Quando aveva deciso di sposare Bernard, era stata felice di vedere l’orgoglio negli occhi di suo padre al pensiero del lustro che il titolo di Lady avrebbe dato alla casata dei Dumont, ricchi borghesi di provincia. Non aveva certo pensato che a Parigi tutti l’avrebbero guardata con disprezzo, considerandola una miserabile parvenue, ma soprattutto non aveva pensato che Bernard le aveva chiesto di sposarlo mentre era già formalmente impegnato con un’altra.
Lucille chiuse gli occhi nel vano tentativo di trattenere le lacrime, ma non poté impedire che due rivoli sottili attraversassero le guance bollenti, finendo sulla seta del cuscino.
L’unica scusa che aveva per non aver interrotto il fidanzamento una volta saputo che Bernard era promesso a un’altra, era il fatto che lo aveva amato.
Ma perfino quella debole giustificazione era venuta meno nel giro di pochi mesi.
Lei non amava Bernard. Certo non come lui amava lei, al punto da interrompere bruscamente ogni rapporto con Camille… la bellissima Camille dagli occhi verdi e le movenze sinuose di una gatta. Il suo sentimento, invece, non era altro che una copia sbiadita dell’affetto che provava per Adrien, suo fratello. Ma come avrebbe potuto riconoscere l’amore, se nessuno le aveva mai fatto battere il cuore? Aveva conosciuto la passione amorosa solo attraverso le eroine dei romanzi che leggeva di notte vicino alla finestra, con la sola complicità della luna, per impedire che suo padre vedesse filtrare il lume e s’insospettisse. Nessun uomo era mai stato in grado di farla arrossire e tremare, nessun uomo le aveva mai fatto desiderare di essere baciata sulle labbra. Con i suoi occhi dolci e quel sorriso fanciullesco sul volto paffuto, Bernard era stato soltanto il più simpatico tra i giovanotti che le avevano fatto corte, l’unico che aveva rispettato il suo naturale riserbo.
Ma tutto questo era successo prima. Le sembrava fossero passati anni da allora, anche si trattava solo di qualche mese. Non avrebbe mai dimenticato il giorno del suo matrimonio… Lo stesso il cui aveva conosciuto Andrè.
Lucille tirò la coperta fin sopra al mento. Non doveva pensarci. Non poteva permetterselo, non in quel momento, con lui che dormiva a poche porte di distanza.
A quel pensiero sentì il cuore stringersi in una morsa al tempo stesso dolorosa e piacevole.
Incapace di rimanere un secondo in più nell’immenso lettone vuoto, infilò la vestaglia e raggiunse la finestra. Era una notte senza luna, e il giardino della tenuta si perdeva in un’oscurità senza inizio e senza fine, intervallata solo dal riverbero scintillante dei lumi con cui i domestici di guardia badavano ai cavalli degli ospiti. Il giorno dopo si sarebbe tenuto il primo ballo d’inverno, il più importante, quello che avrebbe inaugurato la stagione parigina.
Rabbrividì leggermente nel sottile velluto della camicia da notte. Si passò un dito sulle labbra, e le sentì bruciare al tocco. Sapeva che non sarebbero più state le stesse… Mai più.

L’uomo scivolò silenzioso tra gli alberi, confondendosi tra le ombre della notte. Arrivato a pochi metri da un’entrata laterale, si fermò di colpo. Aveva sentito la sentinella avvicinarsi, forse insospettita dal nervoso nitrare di uno dei cavalli più giovani. Ma il giovane paggio si allontanò subito, richiamato dal compagno con cui stava giocando a carte sotto il porticato.
Infilarsi in casa e raggiungere la stretta scala a chiocciola che portava alle camere da letto della famiglia fu un gioco da ragazzi. Nel giro di un paio di minuti sarebbe stato fuori dalla sua parta.
Sogghignò tra sé, gli occhi accesi d’eccitazione.
Quella notte Lucille avrebbe avuto una bella sorpresa.


– Posso accompagnarti? – André le aveva afferrato il braccio mentre cercava di sgattaiolare via facendosi largo tra la folla. Nessuno badava più a lei, erano tutti impegnati a spettegolare sorseggiando calici di champagne. Lucille si era divincolata di scatto, riconoscendo la sua voce ancor prima di voltarsi. Aveva gli occhi lucidi e le guance in fiamme, e temeva di poter scoppiare a piangere da un momento all’altro.
Andrè si era limitato ad annuire con aria comprensiva e l’aveva seguita sul terrazzino più piccolo, quello nascosto agli invitati da una cascata di tende color crema.
– Non ce la faccio più! – gli aveva confidato con voce spezzata, sforzandosi disperatamente di ricacciare indietro le lacrime.
L’aveva sentito sospirare, un sospiro che era quasi un ruggito, roco e impotente.
– Mi dispiace – aveva detto. – Nemmeno io posso giustificare il comportamento di Camille. Mia sorella ha oltrepassato ogni limite. –
Qualcosa nella sua voce, forse il tono tenero e quasi implorante con cui aveva parlato, l’aveva indotta a voltarsi per guardarlo. Il cuore le era balzato in gola quando si era accorta che lui era molto più vicino di quanto pensasse... (continua).

***

E' possibile acquistare il libro cartaceo o l'e-book presso i più importanti portali on-line, tra cui ovviamente IBS e AMAZON.

martedì 24 maggio 2011

Cuore nero - Amabile Giusti (anteprima)

Oggi vi presento un'anteprima che troverete in tutte le librerie a partire dal 31 maggio 2011, che io ho già tra le mani grazie alla gentilezza della Dalai Editore.
 Devo ammettere che sto letteralmente fremendo dalla voglia di leggere questo romanzo! 
Si chiama Cuore nero e l'autrice è Amabile Giusti, al suo secondo romanzo dopo Non c'è niente che fa male così, opera d'esordio uscita nel 2009 per La Tartaruga edizioni.

TITOLO: Cuore Nero.
AUTORE: Amabile Giusti
EDITORE: Dalai
PAGINE: 528
PREZZO: 22,00 Euro
DATA D'USCITA: 31 MAGGIO 2011









Trama
A diciassette anni ci si può imbattere nel vero amore? È ciò che si chiede Giulia quando quel sentimento irrompe nella sua vita. Prima di allora era una ragazza indipendente, segnata dal burrascoso divorzio dei genitori, con una visione tutt’altro che romantica dei rapporti sentimentali.
Finché non si prende una cotta tremenda per Max, un compagno di scuola, e la sua razionalità inizia a vacillare. Lei, di solito brillante e decisa, si sente stupida e confusa. Eppure lui è fin troppo pieno di sé, non il suo tipo, anche se è terribilmente attraente, e Giulia fa di tutto per reprimere le proprie emozioni e dimenticare la loro breve, insignificante storia. 
Una sera, mentre porta a passeggio il cane, incontra Victor, un ragazzo dall’accento francese che, sbucato dal nulla, le dice di essersi trasferito a Palmi da poco con la madre e la sorella. Biondi e pallidissimi, i tre sembrano avvolti da un mistero: escono solo di notte e abitano nella Villa dell’Agave, una vecchia casa dalla fama sinistra. 
Da quel momento, inaspettatamente, Max ricomincia a corteggiarla, e non solo: fa di tutto per metterla in guardia da Victor, come se sapesse qualcosa sul suo conto che non può rivelarle. Come mai i due si conoscono? Perché si detestano? Cosa nascondono entrambi?
Trascinata da una passione irrefrenabile, Giulia piomberà in un mondo che credeva relegato alla leggenda e alla fantasia, un mondo abitato da esseri misteriosi assetati di sangue, che attraversano i secoli lottando per sopravvivere. 
E scoprirà che amare un vampiro è una dannazione, un desiderio proibito, ma sceglierà di correre il rischio a qualunque costo. Anche se sa di essere una preda. 
Perché se vivere con lui è difficile, vivere senza di lui è impossibile.

***
«Cos’è oltre per te?»
«Oltre è quando parli di amore.»

L’amore, a diciassette anni, era un maledetto tormento.
Prendeva il petto e lo spezzava come pane,
trafiggendolo con sottilissimi aghi.
Prendeva gambe e braccia e le trasformava in creta,
riducendo il cuore a un rottame di plastica.
L’amore per un vampiro era un tormento ancora peggiore.
E se il vampiro si ostinava ad affrontare da solo così tanti pesi e ricordi agghiaccianti, era quasi una battaglia persa.
Ma Giulia non voleva arrendersi. Avrebbe combattuto fino a consumarsi le dita contro le sbarre del cancello di «no» e di «mai» che lui aveva eretto.

***

L'AUTRICE: Amabile Giusti è nata in Calabria. È un avvocato ma non si sente avvocato: scrivere – romanzi, poesie, filastrocche per bambini – è la sua vera passione da sempre. Non c’è niente che fa male così, sua opera d’esordio, è uscita nel 2009 per La Tartaruga edizioni, con un buon successo di critica e pubblico.



Trailer

domenica 22 maggio 2011

Salone del libro di Torino - 2011

Finalmente riesco a scrivere qualcosa sulla bellissima esperienza che è stata il Salone del libro di Torino 2011. Nonostante la mia passione per i libri non c'ero mai andata prima, nemmeno come semplice visitatrice, figuriamoci come addetta ai lavori! E invece quest'anno ho fatto una full immersion, tutti i giorni e per quasi tutto il giorno... Inutile dire che è stato stressante, stancante, faticoso (a sera a volte i piedi mi facevano così male che mi veniva da piangere) ma anche MERAVIGLIOSO!
Ero circondata dai libri e mi sentivo come un topolino in un'immensa bottega di formaggi... avrei comprato di tutto e di più! Peccato cha comunque dovevo lavorare e peccato soprattutto che la RyanAir sia così fiscale coi bagagli. Una decina di libri li ho acquistati lo stesso, ma se non avessi avuto il problema di trasportarli il mio portafoglio ne avrebbe risentito molto, molto di più! 
A onor del vero devo ammettere che una cosa non mi è piaciuta: i mancati sconti. Quel poco che ho comprato l'ho preso dal Libraccio - ecco il sito - dove ci sono libri nuovi fuori catalogo o eccedenze scontate del 50%, oppure libri usati anch'essi scontatissimi. 
Per il resto si può dire che a parte qualche (raro) piccolo e medio editore, tutti gli altri, soprattutto i colossi dell'editoria - Feltrinelli, Mondadori, Einaudi ecc. per intenderci - non praticavano nemmeno un misero 5% di sconto.
Personalmente l'ho trovata un'assurdità.Voglio dire, uno deve pagare dieci euro di biglietto per entrare e poi non ha manco lo sconto?! Perché allora dovrebbe visitare il Salone di Torino se gli stessi libri, anche molti di più, si trovano sui vari Bol, Ibs e Amazon con almeno il 10% di sconto??? Infatti io li comprerò da lì e amen.
In  questi giorni poi abbiamo finito di pittare casa, così finalmente ho potuto risistemare la mia amata libreria... devo dire che ne sono molto soddisfatta! Questa disposizione mi piace di più, da una maggiore visibilità ai libri e mette in risalto il loro numero sempre crescente. 
Non posso farci nulla, io sono un'esteta fin nel midollo, mi piace vivere in ambienti curati, belli, eleganti e soprattutto ordinati. Se è vero, come asseriva Wilde, che "l'ordine è la virtù dei mediocri", allora sì, sono decisamente quanto di più mediocre esista!
Tornando al Salone del libro, credo che non sarebbe così bello se non fosse per la città che lo ospita, Torino, di cui parlerò (si spera) nel prossimo post. 
Desidero sempre trovare più tempo per raccontare le cose col calma, nei dettagli, ma la verità è che tra i vari impegni il tempo scarseggia, e quel poco che riesco a ritagliare per me va a finire che cazzeggio alla grande. Incredibile a dirsi, ultimamente ho anche poca voglia di scrivere e leggere... mah, sarà la primavera!
Dimenticavo, ovviamente è stato emozionantissimo vedere presentati a Torino due libri a cui ho lavorato quest'anno come editor: Il fortepiano di Federico di Gabriele Formenti (che spero di recensire presto) e il già citato Figaro di Luca Cifarelli, la cui recensione trovate qui.
Date un'occhiatina se vi va!

Lezioni di vita

Tempo fa una delle mie migliori amiche mi ha mandato questa mail; inizialmente m'era parsa la solita, inutile e snervante catena di Sant'Antonio, e stavo quasi per cestinarla quando mi sono resa conto che forse valeva la pena darci un'occhiata... L'ho letta tutta d'un fiato e l'ho trovata bellissima, ricca di insegnamenti. Per questo la lascio nel web, nella speranza che anche a voi trasmetta quello che ha trasmesso a me.


LEZIONI DI VITA
Lezione n°1
Un uomo va sotto la doccia subito dopo la moglie e nello stesso istante suonano al campanello di casa. La donna avvolge un asciugamano attorno al corpo, scende le scale e correndo va ad aprire la porta: è Giovanni, il vicino. Prima che lei possa dire qualcosa lui le dice: "ti do 800 Euro subito in contanti se fai cadere l'asciugamano!" Riflette e in un attimo l'asciugamano cade per terra... Lui la guarda a fondo e le da la somma pattuita. Lei, un po' sconvolta, ma felice per la piccola fortuna guadagnata in un attimo risale in bagno. Il marito, ancora sotto la doccia le chiede chi fosse alla porta. Lei risponde: "era Giovanni". Il marito: "Perfetto, ti ha restituito gli 800 euro che gli avevo prestato?"
Morale n°1: Se lavorate in team, condividete sempre le informazioni!

Lezione n°2
Al volante della sua macchina, un attempato sacerdote sta riaccompagnando una giovane monaca al convento. Il sacerdote non riesce a togliere lo sguardo dalle sue gambe accavallate. All'improvviso poggia la mano sulla coscia sinistra della monaca. Lei lo guarda e gli dice: "Padre, si ricorda il salmo 129?" Il prete ritira subito la mano e si perde in mille scuse. Poco dopo, approfittando di un cambio di marcia, lascia che la sua mano sfiori la coscia della religiosa che imperterrita ripete: "Padre, si ricorda il salmo 129?" Mortificato, ritira la mano, balbettando una scusa. Arrivati al convento, la monaca scende senza dire una parola. Il prete, preso dal rimorso dell'insano gesto si precipita sulla Bibbia alla ricerca del salmo 129.
"Salmo 129: andate avanti, sempre più in alto, troverete la gloria..."
Morale n°2: Al lavoro, siate sempre ben informati!

Lezione n°3
Un rappresentante, un impiegato e un direttore del personale escono dall'ufficio a mezzogiorno e vanno verso un ristorantino quando sopra una panca trovano una vecchia lampada ad olio. La strofinano e appare il genio della lampada. "Generalmente esaudisco tre desideri, ma poiché siete tre, ne avrete uno ciascuno". L'impiegato spinge gli altri e grida: "tocca a me, a me....Voglio stare su una spiaggia incontaminata delle Bahamas, sempre in vacanza, senza nessun pensiero che potrebbe disturbare la mia quiete". Detto questo svanisce. Il rappresentante grida: "a me, a me, tocca a me!!!! Voglio gustarmi un cocktail su una spiaggia di Tahiti con la donna dei miei sogni!" E svanisce. Tocca a te, dice il genio, guardando il Direttore del personale. "Voglio che dopo pranzo quei due tornino al lavoro!"
Morale n°3: Lasciate sempre che sia il capo a parlare per primo!

Lezione n°4
In classe la maestra si rivolge a Gianni e gli chiede: 'Ci sono cinque uccelli appollaiati su un ramo. Se spari a uno degli uccelli, quanti ne rimangono?' Gianni risponde: "Nessuno, perché con il rumore dello sparo voleranno via tutti". La maestra: "Beh, la risposta giusta era quattro, ma mi piace come ragioni". Allora Gianni dice "Posso farle io una domanda adesso?" La maestra “Va bene”. "Ci sono tre donne sedute su una panchina che mangiano il gelato. Una lo lecca delicatamente ai lati, la seconda lo ingoia tutto fino al cono, mentre la terza dà piccoli morsi in cima al gelato. Quale delle tre è sposata?" L'insegnante arrossisce e risponde: "Suppongo la seconda... quella che ingoia il gelato fino al cono." Gianni: "Beh, la risposta corretta era quella che porta la fede, ma... mi piace come ragiona"!!!
Morale n°4: Lasciate che prevalga sempre la ragione.

Lezione n° 5
Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: «Sono cieco, aiutatemi per favore». Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un'altra frase. Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato. Il pubblicitario rispose: "Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo". Sorrise e se ne andò. Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto: «Oggi è primavera e io non posso vederla».
Morale n°5: Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai che poi andrà meglio.
Se un giorno ti verrà rimproverato che il tuo lavoro non è stato fatto con professionalità, rispondi che l'Arca di Noè è stata costruita da dilettanti e il Titanic da professionisti....
Per scoprire il valore di un anno, chiedilo ad uno studente che è stato bocciato all'esame finale. 
Per scoprire il valore di un mese, chiedilo ad una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto.
Per scoprire il valore di una settimana, chiedilo all'editore di una rivista settimanale.
Per scoprire il valore di un'ora, chiedilo agli innamorati che stanno aspettando di vedersi.
Per scoprire il valore di un minuto, chiedilo a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l'aereo.
Per scoprire il valore di un secondo, chiedilo a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente.
Per scoprire il valore di un millisecondo, chiedilo ad un atleta che alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d'argento.
Il tempo non aspetta nessuno. 
Raccogli ogni momento che ti rimane, perché ha un grande valore. 
Condividilo con una persona speciale, e diventerà ancora più importante.
L'origine di questi racconti è sconosciuta, pare portino buonumore e fortuna a chi li manda e chi li dice, quindi non tenerli per te, ma inviali a tutti quelli a cui auguri Fortuna!

domenica 8 maggio 2011

Crimini di sesso - Jenefer Shute


Ho comprato Crimini di sesso, di Jenefer Shute, per via della copertina sensuale e della trama accattivante.

In questo romanzo la protagonista, Christine Chandler, cerca di spiegare al giudice d'istruzione, ma soprattutto a se stessa, la dinamica che l'ha portata da quello che sembrava un flirt innocuo col giovane fotografo Scott DeSalvo, iniziato nei fumi di una sbronza di capodanno, a una sorta di attrazione pericolosa e fatale in cui il piacere, la trasgressione, l'amore fisico, diventano violenza, dolore, sangue, lotta cieca di corpi, fino al crimine sessuale di quella tragica notte, dieci mesi dopo.

Aimè, devo ammettere che la prima cosa che è ho notato di questo romanzo è stato l’editing decisamente pessimo, che per una casa editrice come la Marsilio a mio parere è davvero grave. Ovviamente l’autrice non ha alcuna colpa (anche perché il libro è stato tradotto), ma il testo presenta una quantità enorme di imprecisioni, refusi, scorrettezze e chi più ne ha più ne metta.
Passando al romanzo in sé, posso dire che mi è piaciuto abbastanza, ma che sicuramente gli manca “quel qualcosa in più” per renderlo un romanzo veramente bello. Per quanto in un certo senso l’abbia trovato “incompleto” – forse c’era bisogno di molte più pagine per ottenere appieno l’effetto introspettivo, stile flusso di coscienza, che la Shute sembra ricercare – ho apprezzato molto l’approfondimento psicologico, che poi costituisce il fulcro, la struttura dell’intera vicenda.
Il libro inizia quando tutto è già accaduto e il lettore è già al corrente della tragica conclusione della relazione tra i due protagonisti, perciò gli eventi da narrare sono pochi e per lo più ineriscono una normale storia di sesso tra un ragazzo e una donna matura; e infatti quello che l’autrice vuole raccontare è non la storia in sé, ma il modo in cui viene vissuta da Kris, la protagonista.
Crimini di sesso è un viaggio nella vita e nella personalità di questa donna indipendente e solitaria, introversa al punto che perfino i suoi racconti in prima persona danno un’idea di incompletezza, come se non volesse – o non riuscisse – ad andare a fondo di quello che è accaduto, a svelarlo completamente a chi legge e a se stessa.
Il lettore intuisce, fa congetture, ma non riesce a capire fino in fondo le ragioni di una storia profondamente malata, iniziata in maniera del tutto normale, quasi banale. 
Probabilmente non le capisce la stessa protagonista, e la confusione con cui riporta ricordi incompleti, frammenti, congetture psicologiche, scene di un passato fumoso e incompleto che non viene mai svelato, tutto questo è un effetto voluto, che scatena in chi legge la voglia di capire, assieme all’impossibilità di farlo.
E proprio l’incompletezza della storia, la sensazione che si tratti di un’introspezione che in realtà rimane in superficie, da una sorta di frustrazione a chi legge… è come se vi siano premesse – e promesse – iniziali non mantenute. 
Ci si aspetta di capire il perché di un crimine così efferato, ma alla fine si hanno solo un mucchio di domande in più, e la sensazione che la vicenda venga trattata in maniera troppo sommaria e approssimativa. 
Ed è un peccato, perché ci sono molti spunti interessanti su cui riflettere, da approfondire… Ecco, proprio questi spunti costituiscono l’elemento migliore di un libro che fa riflettere su come si possa passare da una presunta “normalità” alla follia senza accorgersene, e di come i legami tra persone instabili, tendenzialmente depresse, creino legami malati, tante bombe a orologeria pronte ad esplodere. 
E forse, leggendo vicende del genere (ovviamente i fatti narrati nel romanzo sono frutto di fantasia, ma si tratta di una vicenda molto realistica, come se ne sentono tante nella cronaca) si riesce anche a comprendere perché fin dall’alba dei secoli si parli di “Eros & Tanatos” (Tanatos=morte in greco) come di due forze indissolubilmente legate.

venerdì 6 maggio 2011

Everyman - Philip Roth

Questa sera, gironzolando per il web, mi sono imbattuta in un testo bellissimo tratto da un libro di Philip Toth, Everyman
Mi vergogno un po' a dirlo, dal momento che si tratta del più grande autore statunitense vivente, ma non ho mai letto nulla di suo... del resto la vita è breve, e libri da leggere milioni di miliardi, no?
Comunque sia, dopo aver letto questo brano comprerò al più presto il romanzo.



 Puoi superare qualunque cosa – stava dicendogli Phoebe – anche se la fiducia è stata tradita, se ti viene confessato. Allora diventate compagni di vita in un modo diverso, ma è sempre possibile rimanere compagni. Ma mentire… Mentire significa esercitare un meschino, spregevole controllo sull’altra persona. Significa permettere che l’altra persona agisca in base a informazioni incomplete… Lasciare, in altri termini, che si umili. Mentire è comunissimo e tuttavia, se sei dalla parte alla quale si mente, è una cosa veramente sbalorditiva. Le persone tradite da voi bugiardi sopportano una crescente lista di offese finchè voi stessi, in realtà, non potete far a meno di perdere la stima che avevate di loro, no? Sono certa che i bugiardi abili e insistenti e subdoli come te arrivano a pensare che è la persona infinocchiata, e non tu, quella che sembra avere i limiti più grossi. Forse tu non credi nemmeno di mentire… Per te è una gentilezza risparmiare i sentimenti della tua povera e asessuata compagna. Forse tu credi che le tue menzogne abbiano la natura della virtù, siano un atto di generosità verso quella scema che ti ama. O forse non è nient’altro: solo una menzogna, cazzo, una menzogna dopo l’altra. Oh, perchè andare avanti?… [...] Oh, ti odio soprattutto per questo. Vattene, lascia questa casa. Non sopporto la vista della tua faccia, con quell’aria da satiro che si comporta bene! Da me non avrai nessuna assoluzione…
EVERYMAN – Philip Roth